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Cosa ricorderemo del Festival di Sanremo 2016

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Tutte le cose belle finiscono, a un certo punto. Ma anche quelle bruttine: tipo Sanremo 2016.
Cala il sipario sulla sessantaseiesima edizione del Festival della musica italiana, o almeno di una delle sue sfaccettature: quella mediocre.

Nella speranza che dalla nostra testa spariscano alcuni ritornelli imbarazzanti (in particolare quelli in napoletano, non me ne vogliano i napoletani), facciamo un riepilogo di cosa, invece, sarebbe carino ricordare anche più in là nel tempo.

Cosa ricorderemo del Festival di Sanremo 2016

– Con Un giorno mi dirai e un sacco di cuore, gli Stadio hanno fatto il botto. Per un collettivo che divora musica da tutta la vita e che non è mai stato preso troppo sul serio, è una bella soddisfazione. Tutto meritato: perché la professionalità e la dedizione portano sempre buoni risultati.

Condivido la perplessità di chi ridacchiava al pensiero di Curreri & company all’Eurovision: ma loro, che sono dei signori, hanno immediatamente detto che avrebbero lasciato il posto a qualcuno tra i più giovani che, in una competizione come l’Eurovision, ci sta sicuramente meglio. Sarà la Rai a scegliere: ecco, questo mi preoccupa, perché l’hanno scorso ci hanno mandato Il Volo.

Ermal Meta, il terzo classificato nella categoria giovani. È un cantautore, è la mano che c’è dietro a una miriade di canzoni che abbiamo sentito negli ultimi quattro o cinque anni: è pure bravo quando le canta lui.

Il mio vicino di casa contrariato, che ci ha svegliato, indispettito, questa mattina all’alba sostenendo che ieri sera avessimo fatto troppo casino. Festino clandestino? Strip poker? Giochi alcolici? No, Sanremo.
Ecco, voi immaginate il casino che si può fare guardando un Festival che è una palla? Non lo immaginate, perché è un fatto che proprio non sussiste. Ma vabbeh, magari lui faceva il tifo per Patty Pravo e si è innervosito.

– “Renato Zero, che stasera i migliori anni della nostra vita ce li ha portati via rimanendo sul palco quarantadue minuti”, citazione magistrale di un magistrale Rocco Tanica.

Ezio Bosso che, in un’ordinaria serata davanti alla tv e durante un altrettanto ordinario Festival di Sanremo, per alcuni minuti, rompe la quotidiana e fastidiosa routine dell’indifferenza, emozionandoci più di chiunque altro.

Il blog di Spinoza, che ci ha fatto morire dal ridere senza alcuna cattiveria.

La carrellata di canzoni vincitrici di tutte le edizioni del Festival, proposta anche nel finale con l’aggiunta della performance dei neovincitori.

Il Dopofestival con Nicola Savino, la Gialappa’s, Max Giusti e i giornalisti cattivissimi: un vero successo in termini di ascolti televisivi, nonostante fossero le ore millemila della notte.

Giovanni Caccamo e Deborah Iurato, che almeno non hanno vinto.

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