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Come nasce la discriminazione: viaggio nei meandri della mente umana

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Come nasce la discriminazione: le categorie mentali

Il nostro tentativo di svelare come nasce la discriminazione parte dal concetto di categoria mentale. Le categorie mentali sono, in parole molto semplici, gli strumenti che ci consentono di conoscere la realtà. Attraverso di esse la nostra mente crea anche la percezione della diversità, indispensabile per conoscere il mondo intorno a noi.

Lo stesso accade nei processi di costruzione identitaria: io sono io perché non sono te. La consapevolezza della diversità è cosa buona e giusta, il rischio in cui si può incorrere, tuttavia, è che il concetto di diverso sfoci in quello di subalterno. Questo primo passaggio già può dirci qualcosa di come nasce la discriminazione.

A tal proposito ci è molto utile la distinzione tra marked e unmarked categories, proposta da Robert Chambers, il quale parte dall’idea che nella nostra società siano andate pian piano delineandosi delle categorie ideali formate da binomi. Questi ultimi sono composti di un gruppo, considerato come lo standard (unmarked category), ed un altro che in riferimento al precedente risulta variamente connotato (marked category). Ed è questo una seconda importante operazione mentale che ci aiuta a capire come nasce la discriminazione.

Categorie unmarked, dunque standard, per eccellenza sono ad esempio i bianchi, gli eterossessuali, gli appartenenti alla classe media, e naturalmente gli uomini. Di conseguenza i neri, gli omosessuali, i membri delle classi più basse o più alte, le donne risultano categorie marked, ossia connotate.

Per capire come nasce la discriminazione dobbiamo a questo punto porci una domanda: da cosa dipende la percezione di marked o di unmarked? Potremmo dire che in buona misura dipende dal punto di vista dell’osservatore, ma anche dal grado di condivisione della percezione stessa in un dato contesto e dal livello di potere politico ed economico dell’osservatore.

Come nasce la discriminazione: bianchi e neri

Prendiamo ad esempio il binomio bianco/nero su cui si è maggiormente soffermato Chambers: mentre un cittadino italiano risulterebbe unmarked in Europa, lo stesso cittadino sarebbe percepito (e si percepirebbe lui stesso) come marked in Senegal. Fin qui è tutto abbastanza ovvio. Ma poi entra in gioco il fattore del potere nel determinare come nasce la discriminazione: un cittadino senegalese infatti è percepito (e si percepisce lui stesso?) come marked non solo quando si trova in Europa, ma anche a livello globale rispetto al punto di vista dominante occidentale.

La percezione di standard e connotato, sempre in riferimento al binomio bianco/nero, è ancora meglio illustrata dall’espressione “di colore”. Mentre questo modo di dire è volontariamente utilizzato nel tentativo di adoperare un linguaggio politically correct, in realtà nasconde un vergognoso bianco-centrismo. Il colore bianco infatti è solo uno tra i tanti possibili colori della pelle, ma in virtù del fatto che l’uomo bianco si considera (ed è considerato) lo standard, ecco che “di colore” significa implicitamente “di colore diverso dal bianco”.

Ecco dunque come nasce la discriminazione a livello mentale in conseguenza di processi culturali, politici ed economici. Continuando sul principio esposto da Chambers, potremmo individuare altre categorie standard e le rispettive connotate, come ad esempio quella di normo-abile/disabile, autoctono/straniero, e così via. Ma cosa accade quando due o più marked categories si sovrappongono? Lo scopriremo nel prossimo post!

Come nasce la discriminazione: approfondimenti

Beltrame, Renzo, Sulla costruzione delle categorie mentali, Methodologia Online WP 196, 2006.
Chambers, Robert, The Unexamined, The Minnesota Review, 47: 149-65, 1997.

Immagine | One from RM

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