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Carte salentine: un gioco di società

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Senza ombra né macchia, due mesi fa Alessandro Sicuro è partito per la Svezia. Prima di lasciare la sua terra ha infilato in valigia cinque mazzi di carte salentine, con l’obiettivo di trovare cinque persone interessanti a cui donarle. Incredibilmente, sono uno di quei cinque fortunati.

Le carte salentine sono una rivisitazione delle carte napoletane ma sono anche molto di più: sono l’esito di un progetto di ricerca storico-antropologica sui costumi, i rituali e il simbolismo del territorio salentino. Un’esperienza unica nel suo genere, che ha il carattere dell’eccezionalità.

Incontro Alessandro in un bar della semiperiferia di Stoccolma, il che offre un punto di partenza non scontato per la nostra intervista. Mi trovo di fronte un giovane creativo molto coraggioso, capace di lasciare un lavoro certo per avventurarsi zaino in spalla sui divani d’Europa e fare ritorno in Salento arricchito di culture, simboli e visioni che entreranno poi a far parte della sua rinnovata verve creativa di grafico.

Da quando è tornato nella sua terra Alessandro ha realizzato molti progetti, ma il più affascinante è indubbiamente quello delle carte salentine, uno dei prodotti dell’ingegno umano più interessanti in cui io mi sia imbattuto ultimamente.

Alessandro, cosa vuoi fare da grande?

Bella domanda! Attualmente lavoro come grafico pubblicitario freelance, lo faccio con passione cercando di porre il bello al centro di ogni cosa, è una sorta di missione. Da grande forse, chissà, mi piacerebbe tornare alla campagna. I miei genitori gestiscono in Salento una piccola cooperativa agricola, uno dei miei desideri è quello di creare qualcosa di particolare partendo proprio dalla terra. Farò sicuramente il papà e lo zio. Inoltre amo viaggiare.

Ho intenzione di intitolare questa intervista “Carte salentine: un gioco di società”. Che te ne pare?

Sì, mi piace! Le carte per me sono un gioco sociale. Devi sapere che, in passato, questo era praticato prevalentemente nelle taverne (in salentino puteche). In questo luogo i confini tra le diverse classi sociali si allentavano. Per esempio i contadini vi si recavano dopo il lavoro, per consumare un pasto, spesso l’unico della giornata, a volte offerto dai padroni, e qui rilassarsi e dimenticare le fatiche della vita, tra un buon bicchiere di vino e una partita a carte.

Alessandro, per questo progetto delle carte salentine si può dire che ti sei letteralmente fatto il mazzo.

Sì, io e Francesco Cuna formiamo un laboratorio creativo chiamato B22, lui è l’artista che ha curato i disegni delle carte. Il processo creativo è durato ben due anni, tra ricerca storica, infiniti bozzetti e prove al computer, sottraendo ore al nostro consueto lavoro. Anche Giovanni Chiriatti, editore della Kurumuny e grande amico, ha abbracciato il progetto con passione, aprendoci gli archivi della sua casa editrice e guidandoci nella ricerca delle informazioni, e inoltre, ha investito economicamente nel progetto. Quindi si, ci siamo proprio fatti il mazzo!

Al posto dei re ci sono i santi: non è che vuoi tornare al tempo del governo dei Papi?

No no, stai tranquillo! Nelle carte napoletane, alle quali le carte salentine si ispirano, i quattro semi simboleggiano le quattro caste sociali, e in chiusura c’è il re che rappresentava l’essenza del potere per quel periodo storico. Il nostro invece, è un progetto che vuole raccontare, attraverso il gioco, gli usi e i costumi della cultura popolare salentina. A tal proposito abbiamo scelto i santi, in quanto figure di riferimento per le comunità. I santi sono strettamente legati alle più antiche tradizioni, alcune di queste nascono come rituali pagani o ne sono influenzate, vedi per esempio il tarantismo e San Paolo. Il santo diventa così la chiave di lettura dell’intero progetto.

Questa è anche una storia di legame tra un giovane e il suo territorio. Ti senti un po’ local?

Compiuti i trent’anni ho deciso di prendere in affitto una casetta nel comune di Martignano, nel cuore della Grecìa Salentina, spostandomi di pochi km dal mio paese d’origine, Calimera. Il piccolo borgo con i suoi vicoli antichi, la piazza, il castello, i profumi, i colori, i riti e le festività appare splendidamente fermo nel tempo. Più local di così! Vi consiglio di farvi un giro da quelle parti. Sono un eterno curioso e, grazie alla ricerca antropologica che ho condotto per le carte, il legame con questa terra si è rafforzato.

Dacci un po’ di informazioni tecniche: riferimenti, acquisti, collaborazioni…

Le carte salentine sono state stampate in edizione limitata da Modiano, leader nel settore e sinonimo di qualità. Il mazzo, accompagnato da una ricca brochure informativa che illustra tutti i dettagli nascosti nelle carte, è acquistabile online dal sito della casa editrice Kurumuny. Vi invito a seguirci anche sul nostro sito ufficiale e sulla nostra pagina Facebook. Il supporto della rete è importante per il proseguio del progetto e per questo vi chiedo di promuoverlo se vi è piaciuto. Uno dei modi è inviarci delle foto con le carte sullo sfondo della vostra città. Avete presente il nano di Amelie? Eh, così! Sembrerà un po’ come essere lì con voi…

Ultima domanda: perché la Svezia avrebbe bisogno di un mazzo di carte salentine?

Credo che conoscere una terra attraverso un gioco sia più stimolante. Il mazzo è come una piccola guida fatta di simboli e immagini, all’interno è nascosto un itinerario molto interessante. Grazie alla brochure tradotta anche in inglese si può letteralemente viaggiare anche stando seduti su una comoda poltrona Ikea. Prescindendo dal gioco, che magari con un po’ di pratica potrà far breccia anche nei cuori svedesi, si possono conoscere tante piccole curiosità sul Salento. Inoltre potrebbe essere usato come rompighiaccio! Immagina una partita a carte tra due salentini e due svedesi… E noi? Ce la facciamo una briscola?

Immagini | Alessandro Sicuro

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