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Balotelli, Leopardi e una donna di nome Fanny

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Apprendo che Mario Balotelli e la sua ultima esplosiva fidanzata si sono lasciati mentre in classe sto spiegando Leopardi e il suo Ciclo di Aspasia, dedicato all’amata Fanny Targioni Tozzetti.

“Ah, si chiama come la ex tipa di Balotelli”, sento mormorare tra i banchi. Povero Mario, nessuno gli aveva raccontato che tra i molti versi struggenti di Leopardi, i più struggenti sono nati dall’atroce sofferenza d’amore per una donna di nome Fanny?

Non sai

Che smisurato amor, che affanni intensi,

che indicibili moti e che deliri

movesti in me; né verrà tempo alcuno

che tu l’intenda.

“No, veramente prof è stato lui a mollarla. E ha fatto bene. Sa quante ne trova Balotelli meglio di Fanny? Mica è come Leopardi, quello.” Quando un adolescente maschio parla di donne, generalmente l’approccio quantitativo vince sempre su quello qualitativo. Ecco perché decido incautamente di mandare avanti il discorso. Dico: “Ma meglio in che senso?”

“Meglio nel senso di migliore”.

Cioè più alta, più bionda, più formosa, più simpatica, più intelligente? Meglio come?

“Eh. Più figa prof.”

Ora io voglio dedicare un minuto di silenzio alla povera Fanny, che ha trascorso tutto l’inverno davanti ad uno specchio in reggiseno a farsi selfie.

Che ha sviluppato un lieve dismorfismo alla colonna vertebrale a furia di stare in pose innaturali con petto e glutei in fuori. Che si è tinta e stirata i capelli, eliminando l’effetto “Shakira dei poveri” e trasformandosi in una potenziale testimonial Intimissimi per la “seconda coppa Q”. Che ha sopportato le petulanze della Fico.

Sono stati tutti sforzi inutili. Balotelli si è sbagliato, di nuovo. Addio matrimonio. Addio foto sui social. Addio partite sugli spalti di San Siro dove, nel giro di una settimana, fa la sua apparizione una misteriosa e longilinea ragazza amante del minimal retrò.

Il punto è che io non posso accettare che l’educazione sentimentale di questi ragazzi stia nelle mani di Balotelli, il cui vertice di responsabilità affettiva è stato riconoscere sua figlia di un anno e mezzo via twitter. E senza neanche accorgermene mi ritrovo a spiegare loro che ci si innamora soprattutto con la testa, il che significa che oltre all’aspetto estetico è necessario trovare uno stimolo interiore che nutra la relazione. Che anche il ragazzo o la ragazza più belli del mondo ci vengono a noia se non hanno nulla da dirci.

È un attimo. Ed eccomi qui, trasformata nella professoressa di lettere che non può fare a meno del pippotto moralistico. La me stessa sedicenne che da quando sono diventata insegnante assiste a tutte le mie lezioni mi guarda sconcertata. Ma non riesco a fermarmi e mi sorprendo a istruirli sull’importanza centrale in ogni relazione della sincerità e dell’onestà. O no? Voi cosa ne pensate ragazzi?

Gli sguardi accigliati o annoiati. Ma finalmente una mano si alza, sono salva. Finché riesco a stabilire un contatto con almeno uno di loro io sono salva.

“Prof. era tutta presa dal suo discorso e non si è accorta che è suonata. Ora c’è l’intervallo. Ne parliamo la prossima volta, ok?”

Immagine| kruger.it

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