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Wiceversa – dalla Comunità alla Community e viceversa!

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Contributo a cura di Sergio Galasso, project manager di BAAM!, impresa sociale

MobileApp, crowdfunding, web 2.0, social networking:roba da nerd! Pianificazione partecipata, mutuo aiuto, banca del tempo: ancora con questi nostalgici! Community approach, gentrification analysis, social mapping: ci mancavano solo i radical chic!

Servizi sociali ai minimi storici, disoccupazione al 19%, emarginazione sociale, periferie abbandonate: forse questo vi suona più familiare. È l’Italia in cui ci addormentiamo la sera e nella quale non vorremmo svegliarci la mattina. Eppure in questa Italia urlata e maltrattata, dove i “traffichini” sono moneta di scambio e i bugiardi credibili, sta nascendo una necessità molto semplice, viscerale, che sentiamo crescere in punta di piedi.

Sembrerebbe essere una strana voglia di solidarietà. Sarà un retaggio del nostro subconscio imbevuto di valori della chiesa sociale di base, magari un nostalgico tentativo, un po’ meno barocco, di autorganizzazione sociale basato sul sovvertimento della proprietà dei mezzi di produzione ma ho la sensazione che ci siano uomini e donne che senza strapparsi reggipetto e tuta blu stanno facendo qualcosa di davvero rivoluzionario.

Si stanno facendo venire delle idee! E ne volete sapere un’altra? Le stanno condividendo!! Proprio così, senza pretese, senza dietrologia, pochi calcoli e molto stomaco, ci sono migliaia di persone che hanno sentito il bisogno di avvicinarsi. Sarà la crisi ipocrita del self made man, sarà che le giacche con le spalline sono state appese alle grucce insieme agli yuppie che le indossavano, sarà anche che ora è tutto social, tanto che anche le rivoluzioni si pretende di farle a colpi di like!

In questa dinamica non esiste più un’alternativa, inutile negarlo, se oggi non hai un account FB non sei un Renegade affascinante e solitario, sei uno sfigato e prima te ne accorgi meno te ne penti. Mio nipote di 3 anni ormai cerca di allargare tutto ciò che sembra proiettare immagini, anche lo specchio. E pensare a quanti “cazziatoni” ho preso io da mio fratello perché mi permettevo di sfiorare lo schermo dell’IBM 3.8.6.

Insomma la realtà è questa ed è bella così, mutevole e controversa. Cose che ci piacciono e altre che ci dobbiamo far piacere, in mezzo ci sono loro, le idee. Idee che da sole servono alle nostre masturbazioni mentali, idee che se prive di contenuto sono buone per una gara di tweet, ma niente più. E infine ci sono idee, quelle Idee, che non importa chi le ha avute, se il nerd che ha “just checked in the toilet” o il radical chic con l’hobby della techno-democracy durante gli aperitivi sushi.

L’importante è che questi due, strano a dirsi appartenenti alla stessa specie umana, abbiano trovato un punto di confronto e siano disposti a cedere parte della loro proprietà intellettuale per un fine che non vedono dietro l’angolo, ma sentono importante. Ecco, oggi abbiamo capito che condividere le idee sprona i fatti, ma i fatti hanno bisogno di braccia per essere realizzati, che senza testa sono nient’altro che mera forza e allora aggiungiamoci il desiderio et voilà, il cerchio si chiude perché non c’è niente di più forte della forza delle idee.

Allora ben venga se pianifichiamo insieme quello di cui abbiamo bisogno, ben venga se quello di cui abbiamo bisogno ce lo diciamo attraverso strumenti che mio nipote trova comuni ed essenziali (tipo una MobileApp!) e ben venga se con queste idee e questi strumenti si riesca a trovare un punto di rottura nell’individualismo fine a se stesso e metta invece in relazione cose, persone, opportunità.

Sarà questa una delle vie d’uscita da disoccupazione, emarginazione e disagio sociale? Noi crediamo di sì e ci, vi proponiamo una sfida che si chiama Wiceversa. Cliccate qui e vedete un pò cosa ne pensate. Se ritenete il progetto credibile votatelo, se lo ritenete utile parlatene con altre persone. Se funzionerà, avrete contribuito a cambiare la vostra città!

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