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Virginia Raggi | Un anno da sindaco di Roma

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@wikipedia

Sta per scadere il termine dato da Virginia Raggi ai giornalisti durante il brindisi di fine 2016 in Campidoglio:

per vedere i primi cambiamenti si deve aspettare un anno

aveva ribadito.

A poco meno di un mese dalla scadenza indicata dall’attuale sindaco di Roma del Movimento 5 Stelle questi cambiamenti non sono, almeno secondo i suoi cittadini, visibili. Secondo un recente sondaggio condotto da Index Research la percentuale di romani che hanno avvertito un miglioramento nel campo dei trasporti, dell’ambiente, della gestione dei rifiuti, della sicurezza e delle politiche sociali si conterebbe sulle dita di una mano.

Poco meglio per quanto riguarda la trasparenza e gli sprechi (5,6%), non abbastanza comunque da giustificare l’affermazione di Travaglio a 8 e ½ (del 12 maggio) secondo la quale se

Finora sulla giunta Raggi di visibile è cambiato poco è pur vero che di invisibile è cambiato che non si ruba più.

Quel che è peggio è che in tutti i settori, a parte la trasparenza, la situazione è peggiorata per una percentuale di romani che oscilla fra il 25,7% delle politiche sociali e il 56,8% che riguarda la gestione dei rifiuti la cui situazione al limite della decenza è ormai sotto gli occhi di tutti, in Italia e all’estero.

@affari italiani

E proprio dall’estero arrivano bordate non da poco. The filthy metaphor of Rome, “La sporca metafora di Roma”, titolava il 10 maggio, con tanto di foto di immondizia in primo piano su un Colosseo sfumato, quello stesso New York Times che già nel 2015 affibbiando l’appellativo di “marziano” al sindaco Ignazio Marino ne aveva sancito l’inizio della fine.

A proposito di Marino non si possono dimenticare i 13 miliardi di debito accumulati dalla giunta guidata dal chirurgo genovese e, in parte ancora più larga, da quella Alemanno. Per la sindaca pentastellata è stata una partenza con la zavorra, ma non si ha ancora nemmeno traccia di un timido tentativo di intavolare quella rinegoziazione del debito promessa in campagna elettorale.

Gli scandali e i processi sulle nomine, le passeggiate sui tetti, le vacanze per stress durante la commemorazione delle Fosse Ardeatine, gli sgomberi e la mancanza di una politica seria sui richiedenti asilo che affollano le strade della capitale dopo la chiusura del Baobab, le polemiche sui topi e sui frigoriferi non hanno aiutato.

Parafrasando Flaiano potremmo dire che la situazione è seria e grave, e la colpa, sarebbe disonesto non dirlo, è in buona parte delle amministrazioni precedenti. Che il primo anno si trattasse principalmente di rimanere a galla era abbastanza scontato, e l’avvocatessa c’è comunque più o meno (forse meno che più) riuscita. L’augurio per lei, ma soprattutto per Roma e per i romani, è che si possa fare meglio nei prossimi anni.

Sembra però essersi intaccata in molti la convinzione che il tocco di un amministratore “onesto” a 5 Stelle sia capace di trasformare il piombo in oro. E di questo potremo vederne gli effetti già alle prossime amministrative di giugno.

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