Gli Stati Uniti detengono questo primato dal 1872, anno in cui superarono la Gran Bretagna, e molti economisti sostenevano che il sorpasso cinese non sarebbe avvenuto prima del 2019. I dati, pubblicati dall’International Comparison Programme (ICP) della Banca Mondiale il 30 aprile scorso, misurano la dimensione di un’economia prendendo in considerazione il potere d’acquisto di una moneta e non venivano aggiornati dal 2005.
L’indice del costo reale della vita, noto come Parità dei Poteri d’Acquisto (PPP), è considerato lo strumento più efficace per misurare il reddito (o PIL) reale, riuscendo a catturare il costo effettivo di beni e servizi in giro per il mondo. In altre parole, un’economia è tanto più grande quanto il suo reddito le consente di acquistare beni o servizi.
L’ICP ha rilevato come i flussi di capitali si muovano in maniera sempre più consistente verso i paesi in via di sviluppo, il cosiddetto “sud del mondo”, accrescendo la dimensione dei mercati nazionali e, dunque, delle rispettive economie. I risultati in qualche modo rivoluzionano il panorama economico globale, mostrando ancora una volta il peso sempre più determinante dei BRIC (Brasile, Russia, India e Cina).
Se la Cina ha ottenuto il primato, l’India ha scalato diverse posizioni e nel 2011 è diventata la terza economia mondiale (era decima nel 2005). Il suo PIL reale è quasi raddoppiato, raggiungendo un valore pari al 37% di quello americano (era il 19% nel 2005). Seguono Russia, Brasile, Indonesia e Messico, tutte tra le dodici economie più grandi del pianeta. Al contrario, paesi avanzati come la Gran Bretagna e il Giappone hanno visto diminuire il proprio PIL reale dopo anni di prezzi stabili e scarsa crescita, mentre la Germania ha fatto registrare un lieve miglioramento e l’Italia è rimasta ai livelli del 2005 occupando ora l’undicesima posizione.
Sulla base di questi risultati appare ancora più urgente una riforma della governance delle organizzazioni internazionali, Banca Mondiale e FMI su tutte, sempre più lontane dal rappresentare l’effettivo potere economico globale. I tassi di crescita fatti registrare dai paesi emergenti nell’ultimo decennio hanno contribuito a ridurre il divario in termini di PIL reale tra l’Occidente e il resto del mondo ed è ora che anche le istituzioni che stabiliscono le regole e le linee guida sullo scacchiere economico mondiale si adeguino, permettendo di colmare il gap in termini di potere politico.
I cosiddetti paesi avanzati continuano a rappresentare il 50% della ricchezza contando soltanto il 17% della popolazione globale. Il sorpasso cinese ai danni degli Stati Uniti ha un significato forse più simbolico che reale ma conferma lo spostamento del baricentro economico mondiale.
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