Dall’altra parte il governo eletto nel 2012 –con diverse perplessità sulla regolarità delle elezioni– che si è sciolto come neve al sole, con il primo ministro Yanukovich che, accusato di aver ordinato il massacro di Piazza Indipendenza, è fuggito in Russia.
Il movimento Euromaidan è molto composito, accogliendo il fronte europeista, desideroso di seguire le sorti delle repubbliche vicine, ma anche una frangia nazionalista molto forte, protagonista della resistenza più organizzata durante i giorni delle proteste.
La Russia, che ha un peso colossale nella politica ucraina, non sta a guardare. Oltre a minacce di ritorsioni commerciali, ha dato rifugio a Yanukovich e sta alimentando la protesta in Crimea, quella parte del paese che si sente molto russa e poco ucraina.
Nelle ultime ore la situazione è precipitata, con squadre armate -molto credibilmente russe- che hanno preso il controllo degli aeroporti di Sebastopoli (militare) e Simferopoli (civile).
Just another day in Crimea pic.twitter.com/R5b0Hb0rD6
— ЄВРОМАЙДАН (@euromaidan) 28 Febbraio 2014
Road to Sevastopol airport blocked by armed people pic.twitter.com/5SjZoyMlCG
— Julia Smirnova (@smirnova_welt) 28 Febbraio 2014
Come riporta il Kiev Post, la Crimea si prepara ad un probabile secessione: il giorno fissato per le elezioni in Ucraina, il 25 maggio, la repubblica autonoma ha indetto un referendum per chiedere ai suoi abitanti se continuare a far parte del paese o andare con la Russia. Vista la maggioranza filo-russa, il risultato probabile pare la separazione.
Dalla Russia, dove terrà una conferenza stampa già oggi, Yanukovich continua a proclamarsi presidente, anche se pare più un gioco delle parti visto che il suo stesso esecutivo l’ha sfiduciato e le immagini della sua villa hanno fatto il resto per una delle figure più odiate (e ricercate) in questo momento in Ucraina. In questo momento l’ex presidente è accusato di omicidio di massa e di aver rubato 70 milioni di euro negli ultimi anni al paese.
I giorni dell’Euromaidan hanno visto anche la liberazione di Julia Tymoshenko, leader dell’ormai passato movimento arancione, non proprio una santa (ex oligarca dell’energia, ex primo ministro, più volte indagata dalla magistratura ucraina in controversi procedimenti giudiziari) ma decisamente più amata -oggi- dal suo popolo rispetto all’avversario.
Dopo 3 anni di prigionia la Tymoshenko -visibilmente provata dalla reclusione- ha tenuto un discorso storico in Piazza Indipendenza, quello che probabilmente verrà ricordato come l’inizio della nuova Ucraina. Il governo Yanukovich è stato sostituto da un esecutivo ad interim di emergenza che andrà avanti fino alle elezioni. Se da un lato sembra più lontana l’ipotesi di guerra civile paventata nei primi giorni post fuga dell’ex presidente, dall’altro la Russia non rinuncerà a farsi sentire, a cominciare dalla Crimea, che appare sempre più lontana dal futuro del paese ucraino.
Immagini| Kiev Post