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Sondaggi politici: Il centrodestra si divide, ma non perde consensi

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Questa settimana si è consumata l’ennesima scissione nel centrodestra. Dopo mesi di tensione fra colombe e falchi, Alfano e gli altri hanno deciso di non aderire alla rifondata Forza Italia dando vita ad una nuova forza politica e costituendo i gruppi parlamentari del “Nuovo Centrodestra” alla Camera e al Senato.

Dal punto di vista elettorale però, lo strappo non sembra recare danno alcuno al centrodestra nel suo complesso, destinato a correre comunque insieme in caso di elezioni così come confermato dallo stesso Berlusconi. Forza italia, infatti, è quotata tutt’ora al 20,7% e i sondaggi danno il Nuovo Centrodestra di Alfano al 7,8%. Nel complesso, dunque, le due forze politiche otterrebbero il 28,5%, poco meno rispetto al PD che si confermerebbe primo partito d’Italia con il 30,6%.

Sulla autenticità dello strappo consumato tra berlusconiani di ferro e Alfaniani gli italiani dimostrano però di nutrire qualche perplessità. Il 56% degli intervistati sostiene che si tratti di una operazione di facciata contro il 33% che, invece, vede nell’operazione una cesura defintiva col ventennio berlusconiano.

Del resto, il panorama italiano ci ha abituati più volte ad ammuine di ogni genere, con alleanze che si trasformano in finte opposizioni un minuto dopo. Basti pensare a forze politiche come Fratelli d’Italia, ufficialmente su una sponda diversa da quella berlusconiana ma nei fatti difficile da considerare distante dall’uomo di arcore, oppure alla Lega tanto brava a sbraitare contro il governo quanto fedele ne garantire il suo appoggio e sostegno quando, richiamata all’ordine, i suoi voti diventano determinanti per scongiurare crisi o scissioni.

Anche nel caso della separazione consumata tra Forza Italia e Nuovo centrodestra, sembra lucida l’analisi proposta dal professor Ilvo Diamanti secondo il quale “Non fosse davvero aspro e lacerante il conflitto tra le due fazioni, almeno sul piano dei rapporti personali, vi sarebbe da sospettare un gioco delle parti. Fra componenti berlusconiane di lotta e di governo… Quasi una strategia di marketing e di marchi, come nell’offerta delle reti tv, per raggiungere diversi settori di mercato. Per stare sempre al governo e beneficiando, al tempo stesso, della rendita di opposizione”.

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