Venerdì era l’ultima puntata, ma non per questo scorreva nelle vene il sangue annacquato di fine stagione: Gianluigi Nuzzi, ego moderato e gran cerimoniere, accompagnato da Alessandra Viero, uno dei volti più convincenti del giornalismo Mediaset, riesce a non farsi sormontare dagli ospiti in studio, dando loro il giusto spazio (poco) e facendo susseguire in batteria contributi, servizi, immagini con grafiche accattivanti.
Parlavamo in precedenza di happening del delitto irrisolto: immagine cruda, considerando che si parla pur sempre di realtà. Ma spesso, frase ormai abusata all’inverosimile, la realtà supera la fantasia ed ecco che ogni escamotage, ogni approfondimento per lasciare i telespettatori “incollati” allo schermo diventa giustificabile. Saremmo ipocriti a non rendercene conto.
Tra Elena Ceste e Yara Gambirasio, grande risalto occupa proprio il frame di un vecchio collegamento della giornalista Gabriella Simoni da Chignolo d’Isola, sul cui sfondo parrebbe comparire proprio Massimo Bossetti, presunto assassino della giovane ginnasta uccisa nel 2010. La televisione si serve di se stessa e dei suoi trascorsi per darsi in pasto agli inquirenti. Oltre la metatelevisione.
E si resta sempre in bilico tra l’orrore per il mercato delle immagini e delle storie tragiche di cui si nutre la tv e la sensazione che, ormai, il piccolo schermo aiuta non poco gli organi preposti nella risoluzione dei casi più misteriosi. Fermo restando che i processi non si fanno in televisione. Ma i canovacci che ci sono alle spalle, ormai, sono le vere fiction del presente. Mai prevedibili. Instancabili.
