Il ragazzo straborda dalla voglia di riscattarsi e, indubbiamente, ce la mette tutta. Ma non è all’altezza della Juve. Forse lo era tre anni fa, quando si risaliva la china e avremmo firmato anche per un terzo posto. Ma adesso che conta solo vincere in Italia e crescere in Europa, ecco oggi Sebastian Giovinco è fuori posto.
In Juve-Chievo di oggi pomeriggio si è riproposto lo stesso copione: Conte che dà fiducia, un po’ a sorpresa, al piccolo fantasista torinese, e lui che ripaga con una prestazione generosa ma ininfluente. Non morde, non crea pericoli, non entra nel vivo dell’azione, perde spesso palla e sbaglia molti palloni. La differenza non solo con Tevez ma anche con Quagliarella è evidente. E così, al momento della sostituzione al 68’, una parte del pubblico bianconero lo ha fischiato.
Forse un po’ ingenerosamente, d’accordo, ma cerchiamo di comprendere anche il disappunto di alcuni tifosi: Sebastian Giovinco non è sempre stato ai margini del progetto bianconero, le sue opportunità in questi anni le ha avute, ma se le è giocate male. L’unico lampo di genio decisivo che ricordi è stato il bel gol contro il Milan dello scorso mese di ottobre, per il resto solo partite incolori, rotolamenti vari dovuti alla differenza di stazza con i difensori avversari, gol inutili all’86’ sul 4-0 per noi. Un po’ poco in tre anni in bianconero.
Il ragazzo di qualità ne ha: fantasia, velocità, dribbling. Ma non è alla Juve che avrà la possibilità di metterle in bella mostra. Sebastian Giovinco è uno da Parma, da Sampdoria, da Verona, al massimo da Fiorentina. E non avrei nemmeno particolari problemi a darlo al Torino in cambio di Cerci.
Se da una parte comprendo i fischi, dall’altra capisco bene anche la reazione di Conte. Il nostro allenatore sa benissimo che i fischi nel calcio ci possono stare, e sa anche perché una parte di tifosi se la prende con Sebastian Giovinco. Conte però ha voluto dare (a tutti, giocatori, società, tifosi) un saggio della sua personalità e della sua abilità anche psicologica con i giocatori trasformando, come per magia, i fischi in applausi.
Il suo obiettivo è cercare di non incrinare nulla nel meccanismo perfetto della squadra vincente che sta costruendo, soprattutto in attacco dove l’arrivo di Osvaldo ha già destabilizzato anche Quagliarella e Vucinic.
Bene ha fatto Conte quindi a tutelare il suo giocatore e a far capire che, evidentemente, lo ritiene pienamente parte della squadra. Tuttavia non posso condannare del tutto i fischi. Sebastian Giovinco, lo ripeto, non è da Juve. E se nemmeno in casa contro il Chievo riesce a far vedere qualcosa di buono, allora è meglio, anche per lui, ripartire da una squadra meno ambiziosa dove può essere un punto di riferimento, come nel Parma 2010-2012, dove infatti ha disputato le sue due migliori stagioni in Serie A.
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