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Se le derive vanno oltre Lampedusa: quattro anni di disumanità

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Negli anni ‘60, Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi inaugurarono il genere del Mondo Movie con il documentario Mondo Cane. I registi si proponevano di catturare il pubblico con usi e costumi stravaganti e spesso raccapriccianti delle etnie di tutto il mondo. Spesso però le immagini erano frutto di fantasia e l’unica funzione era appunto quella di impressionare gli spettatori in sala con scene disgustose, surreali e disumane.

C’è poco di inventato e fantasioso, invece, nel libro della giornalista e scrittrice francese Flore Murard-Yovanovitch. Quattro anni di articoli, inchieste e appunti sul tema immigrazione in Italia e in Europa, apparsi sui portali web de L’Unità e dell’Agenzia Radicale. Quattro anni di denunce, dal 2009 al 2013, sintetizzate in un titolo che da solo vale quanto un colpo allo stomaco: Derive, piccolo mosaico del disumano edito da Stampa alternativa nella collana Eretica speciale.

Flore Murard-Yovanovitch, con una scrittura scorrevole ma nello stesso tempo cruda e mai retorica, ripercorre i momenti e gli avvenimenti più rilevanti degli ultimi quattro anni sul tema immigrazione: dalla Bossi-Fini, alla sparizione dei migranti nel Mediterraneo, dai centri di detenzione per stranieri agli episodi quotidiani di razzismo e xenofobia.

Un racconto lucido e quotidiano privo di buonismo e pietismo. Flore Murard riesce con questo libro in due intenti: da una parte a catturare il lettore facendolo sentire parte di un tessuto sociale e culturale dal quale non si può tirare fuori; dall’altra a trasmettere con forza e denuncia il concetto dell’accoglienza smascherando l’ignoranza, l’impreparazione e l’incompetenza di un’intera classe politica troppo avvitata su questioni ad personam e argomenti di discutibile rilevanza sociale.

A questo punto, l’imperativo è prendere coscienza che il fenomeno migrazione, soprattutto nel nostro territorio mediterraneo, rappresenta una realtà; in fondo tutti siamo migranti, l’uomo da sempre si sposta da una parte all’altra del mondo. È davvero fuori dal tempo pensare che i popoli siano destinati a rimanere confinati nei loro territori di origine, eppure le leggi in tema di immigrazione approvate negli ultimi anni dal parlamento italiano si sono orientate secondo questa concezione producendo danni umani ed economici impressionanti. Pensiamo alle ultime stragi nei mari di Lampedusa, alle centinaia di vittime risucchiate dal Mediterraneo.

L’Italia più di ogni altro paese europeo deve iniziare a considerare la propria vocazione mediterranea e a puntare anche dal punto di vista sociale ed economico su questo aspetto. Costruire una società mediterranea può facilitare un processo culturale in grado di unire tre continenti stretti intorno a uno stesso mare, favorendo la contaminazione, l’integrazione e anche gli investimenti economici improntati sulla collaborazione e sullo sviluppo solidale delle popolazioni. Comprenderlo significa guardare oltre, gettare lo sguardo in prospettiva considerando gli aspetti positivi e non solo quelli negativi. Per costruire un mediterraneo dei popoli, per evitare nuove, dolorose e vergognose derive.

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