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Ricky Alvarez, l’Inter e il tifoso frustrato

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Ricardo ‘Ricky’ Alvarez, classe ’88, trequartista mancino, giocatore di altri tempi, con i suoi movimenti aggraziati in campo, il dribbling imprevedbile e a tratti ossessivo, la percussione che parte lenta e cresce in una sinfonia che diventa inarrestabile. Un giocatore di cui innamorarsi.

Alvarez arriva nell’Inter di Gasperini, nei difficili anni post-triplete: è il 2011, Ricky ha 23 anni e si trova in una squadra che non funziona, stenta, non porta a casa i risultati. Ed è normale che accada, un ragazzo giovane appena sbarcato in Europa dopo Boca Juniors e Velez Sarsfield ne risente, fa fatica.

Ricky è sbarcato a Milano dopo un’estate in cui i migliori club al mondo se lo sono contesi: viene acquistato per 6,5 milioni di euro più bonus, prende il numero 11. Si vede subito che è un giocatore di talento, quando è messo in condizione fa divertire (vedi Inter-Lecce 4-1, 21 dicembre 2011): con Ranieri aumentano le presenze fino a quando un infortunio lo toglie dal campo.

La squadra va male, Ricky ha una stagione spezzettata, e qui viene fuori il tifoso medio interista: fischi allo stadio, borbottii continui, lamentele, “perchè Alvarez è un giocatore molle”, “è impresentabile”, “chi l’ha comprato”, “vendetelo”, ” è un giocatore da Lega Pro”, “è lento”, tempeste di insulti per sfogare le frustrazioni personali.

Perché il tifoso medio non va allo stadio per tifare e appoggiare la squadra, si siede sul proprio seggiolino e non vede l’ora che gli capiti l’occasione di insultare qualcuno: deve sfogare le proprie frustrazioni personali. Il tifoso medio è il lato peggiore del calcio, il gufo appollaiato che cerca il lato debole da prendere di mira, il giocatore indegno. Ed è così preso dal proprio furore che non è in grado di capire neanche quando ha un campione davanti che ha bisogno di crescere, ambientarsi e prendere fiducia.

Così la stagione 2012-2013, con Stramaccioni al comando, diventa un’altra stagione di fischi per Ricky, simbolo di una squadra che non lotta: tant’è che tutti i giornalisti, dietro ai tifosi, parlano di cessione scontata. Lo vuole la Fiorentina, ha tante richieste dall’estero. Poi arriva Walter Mazzarri, e dice fermi tutti. Lo vuole valutare negli allenamenti, poi deciderà.

Ricky guadagna subito la fiducia dell’allenatore, che ne apprezza talento, impegno e classe: “Alvarez non si vende” è la sentenza. Dopo 11 partite stagionali, Ricardo ‘Ricky’ Alvarez è titolare insostituibile del 3-5-1-1 di Mazzarri, ha segnato 4 gol e gran parte del gioco della squadra passa intorno a lui: non dà punti di riferimento, corre come un mediano e scarta come un argentino, tira col suo mancino esplosivo e fa divertire tutti allo stadio.

Lo stadio, che ora acclama Ricky Alvarez come un idolo, San Siro dove la numero 11 è tornata una delle maglie più vendute, il tifoso medio che applaude ed esulta. Lo stesso tifoso che aveva già espresso la sua sentenza dopo una partita nel 2011, il tifoso che purtroppo non impara mai. Quanti campioni sono stati bruciati dai fischi di San Siro?

Ricardo ‘Ricky’ Alvarez ce l’ha fatta, sta dimostrando a tutti il suo valore e anche il tifoso medio, dalla memoria corta, in silenzio, si è dovuto ricredere: il bello, con Ricky, deve ancora venire.

Immagini|Twitter ufficiale di Ricky Alvarez

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