Il giaguaro è infatti ben lungi dall’essere smacchiato se una neopromossa come il Latina, comunque di valore visti i punti in classifica, può permettersi non solo di ribaltare il risultato alla Favorita ma di condurre il gioco per lunghi tratti della partita. I Pontini, forse memori dei loro antenati, quei carriolanti padani venuti a bonificare le paludi del centro Italia, sembravano molto più a loro agio dei palermitani sul campo del Barbera, appesantito da lunghe giornate di pioggia.
Merito degli ottimi Ghezzal e Jefferson è stato quello di portare alla luce i limiti della difesa rosanero, ben nascosti finora da Iachini e dai numeri delle ultime giornate, ma anche di rendere indigesto ai tifosi palermitani il pranzo domenicale: “Che hai, perché non mi (sic) mangi?” “Lascia stare, mamma, non capiresti”.
(In realtà il “non mi mangi” è riferito al consumo di una singola porzione, da duecento grammi e dal peso specifico ignoto ed incalcolabile, di anelletti al forno con tritato, piselli, uovo, prosciutto, formaggio, melenzane e chi più ne ha più ne metta, in vece del consueto bis, sintomo che nessuna delusione sportiva è più forte della pasta cu furnu).
Bisogna quindi convincersi che per spuntare la promozione bisognerà, abbandonando i trionfalismi di veltroniana e bersaniana memoria, adottare la strategia dell’unico allenatore della sinistra italiana che sia mai stato capace di portare a casa un risultato, ovvero quelle “lacrime e sangue” (e sudore, aggiungeremmo noi) che portarono il centro sinistra al governo, l’Italia di mister Prodi in Europa e lo stesso Professore sul gradino più alto della UE (il famoso triplete).
Ci aspetta quindi un anno difficile, in cui si alterneranno gioie e dolori, e sarà vietato a tutti sedersi sugli allori e sentirsi già la promozione in tasca, con un’unica consolazione: nel calcio o si vince o si perde e non esistono larghe intese.
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