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Possibili temi maturità 2014: Mandela

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Nelson Mandela è un simbolo potente per tutti, ma soprattutto per quei ragazzi che adesso faranno gli esami, perciò non sorprende che possa essere uno dei possibili temi della maturità 2014. Sicuramente la sua recente scomparsa potrebbe incoraggiare la scelta del Ministero dell’Istruzione, ma dietro potrebbe anche esserci la consapevolezza del bisogno, che hanno i giovani d’oggi, proprio di miti come lui.

Mandela, simbolo universale

Innanzitutto Mandela non ha fatto solo discorsi: si è guadagnato credibilità con anni di prigione, e questo a prescindere dall’efficacia degli esiti della sua politica contro l’apartheid.

Inoltre, l’ex Primo Ministro del Sudafrica non ha fatto solo politica, ma ha prodotto cultura: ha scritto diversi libri tradotti in tutto il mondo e ha ispirato alcuni film. Non si tratta di una cultura per pochi eletti, ma in grado di parlare al mondo intero.

Mandela è stato dunque un grande comunicatore, che è riuscito a trasmettere la speranza in un ideale universale forte chiamato Rainbow Nation: nazione arcobaleno, dove una nazione è un mondo variopinto e, per estensione, il mondo un’unica nazione. Un mondo inclusivo, dove si ha la dissoluzione del colore unico, a favore di un mondo fatto di tanti colori, in cui si prova a realizzare l’unità nella diversità.

È anche noto come il padre della filosofia “ubuntu”, secondo cui siamo tutti legati gli uni agli altri e pertanto dobbiamo solidarietà e ospitalità al prossimo. Una filosofia dell’accoglienza di cui c’è più che mai bisogno a livello sia politico che sociale.

È come se Mandela avesse declinato in Sudafrica l’anima di “I have a dream”, il celebre discorso di Martin Luther King. Un messaggio poetico di fiducia in un futuro di libertà e uguaglianza universale, sostenuto da numerosi artisti simpatizzanti come Michael Jackson e portato avanti da politici come Obama.

Forse non sarà riuscito a risolvere tutto in Sudafrica, ma Mandela è stato una figura chiave per la cultura e la società contemporanee, perché ha saputo intrecciare in modo carismatico pensiero e azione. Ha dimostrato a tutti cos’è la determinazione nel lottare per ciò in cui si crede, mettendo in luce valori importanti, come la dignità.

Mandela, punto di riferimento per i giovani

I giovani di oggi sono cresciuti in piena globalizzazione, con i suoi pro e contro, con il rischio che una apparente apertura al mondo coincida con una standardizzazione e appiattimento delle differenze, che sfocia in una subdola forma di intolleranza indiretta.

Inoltre, l’economia globalizzata si basa anche sulla delocalizzazione dei processi di produzione, che prevede lo sfruttamento (mascherato da lavoro) della manodopera a basso costo dei paesi in via di sviluppo. Quindi la difesa dei diritti di chi è sfruttato continua a essere una delle emergenze a livello mondiale.

Mandela non ha parlato solo della discriminazione razziale basata sul colore della pelle, ma di discriminazione e sfruttamento da parte di un gruppo dominante. I giovani sono tra i più sfruttati oggi, o comunque alcuni tra quelli più in difficoltà, perché poco tutelati e rappresentati. Questo genera in molti di loro un atteggiamento apatico di sfiducia nel futuro, che può provocare abbandono scolastico, rinuncia all’indipendenza e depressione.

Mandela, ispirazione per gli studenti italiani

In Italia, naturale porta del Mediterraneo, continuano ad arrivare immigrati di tutti i colori e nessuna forza politica di fatto è riuscita a gestire il problema in modo accettabile. L’Europa continua a fare da scaricabarile, ma i giovani di oggi si trovano in classe i figli degli immigrati. Chissà quanti di loro in questo momento stanno facendo la maturità. Mandela ha espresso un ideale di convivenza pacifica tra persone diverse, che forse può iniziare tra i banchi di scuola.

La crisi economica continua a creare incertezza e l’Italia al momento è un paese per vecchi fatto da vecchi, che non sempre hanno dimostrato maturità e saggezza. In questo clima di immobilismo i giovani (ufficialmente considerati tali fino ai 35 anni) vengono sfruttati come forza lavoro in modo indecente, anche perché sono una minoranza con poca voce in capitolo, dato che si fanno sempre meno figli. Gli immigrati invece continuano a fare figli. L’unica soluzione è che tutti i giovani si uniscano, a prescindere dalle differenze.

Se i giovani non proveranno a costruire una Rainbow Nation italiana, fatta da ragazzi di tutti i colori, saranno troppo pochi per farsi sentire e per costruire un futuro migliore per sé e per chi verrà dopo. Per fare questo non ci vogliono solo politici, ma anche pensatori, artisti, operatori culturali, che sappiano vedere più in là, ispirandosi a validi esempi del passato. Uno di questi esempi è inevitabilmente Nelson Mandela.

Basta con la scusa della crisi. Basta con le figuracce stile Expo e MOSE. Qui qualcosa dovrà cambiare per forza e una buona fetta dei fautori e dei protagonisti del cambiamento saranno questi ragazzi che, seduti ai loro banchi, forse sapranno farsi venire in mente qualcosa sul potere di un simbolo come Mandela.

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