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Mose, Expo, Tav: in Italia la corruzione è sistema

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Mose, Expo, Tav: in Italia la corruzione è sistema? Dopo lo scandalo Mose, si riaccende la polemica sulle grandi opere: è possibile in Italia costruire senza usare come fondamenta la corruzione?

Trovandoci davanti alla costruzione di un qualunque ponte necessario per attraversare un torrente, sappiamo che il preventivo iniziale rappresenterà sono una piccola parte del costo finale dell’opera. A far lievitare i prezzi sono quasi sempre le manovre poco lecite delle ditte appaltatrici che si intascano i finanziamenti spartendo il bottino con i politici locali attraverso delle tangenti.

Guadagnano tutti: imprenditori, politici e addirittura chi dovrebbe controllare. A perderci è, come sempre, quell’Italia che non si vuole arrendere a continuare ad essere il paese del malaffare e della pratica estorsiva.

Il recente caso dell’Expo di Milano, o l’inchiesta sugli appalti per i Mondiali di Nuoto, le indagini sul G8 alla Maddalena, la ricostruzione post terremoto all’Aquila, le vicende relative al blocco dei lavori per la TAV a Firenze dello scorso anno, e si potrebbe andare avanti all’infinito: evidenza di come le grandi opere siano un richiamo naturale per gli affaristi disonesti e mafiosi del Bel Paese, che sembrano maggioranza.

In Italia la corruzione è elevato a sistema, talmente in profondità che spesso la risposta dell’imprenditore pescato con le mani nella marmellata è:

Chi non paga le mazzette non lavora

Perché dove troviamo grossi appalti, spesso troviamo tangenti e corruzione? La grande quantità di capitale investite nel settore dell’edilizia pubblica è sempre stato un fortissimo richiamo per gli imprenditori senza scrupoli e per la malavita. Se a questo aggiungiamo una legislazione poco incisiva nel combattere la corruzione o il favoreggiamento, i responsabili locali traggono più beneficio per loro stessi nell’accettare tangenti, concedo appalti a quella certa ditta e finanziandola con soldi pubblici un importo che non farà altro che crescere sempre più nel tempo.

Dal basso si fanno sempre più insistenti le voci riguardo una riforma sulle leggi anti-corruzione: rivedere a livello legislativo il concetto di corruzione, includendo pure casi particolari di favoreggiamento, e applicare punizioni esemplari per corrotti e corruttori, in modo tale da scoraggiare i soggetti politici più a rischio e tutelarli in caso di ritorsioni della malavita.

Il cambiamento da affrontare, però, è sopratutto relativo alla mentalità di coloro che ricoprono questi incarichi più a rischio: accettare una mazzetta per favorire una certa impresa piuttosto che un’altra non è un atto legittimo solo perché “tanto lo fanno tutti e voglio avere pure io la mia parte”. Se la maggioranza dei politici approdati nei Parlamenti che si sono susseguiti nella nostra storia recente non avessero avuto una linea di pensiero prevalente simile a questa, adesso avremmo sì una legge anti-corruzione degna di questo nome. I partiti in primis avrebbero dovuto avere il coraggio di ammettere i propri errori ed allontanare da subito dalle proprie fila il politico incriminato, costringendolo a rinunciare ai suoi incarichi. Quante volte li abbiamo invece visti spalleggiare il proprio uomo e puntare il dito contro gli accusatori dell’opposta fazione, loro stessi accusati di crimini similari?

Il Governo Renzi si sta già muovendo per presentare in Parlamento un nuovo pacchetto di leggi anti-corruzione, ma, se accadesse come in passato con la legge Severino dell’esecutivo di Monti o come il Def del Governo attuale, questa nuova iniziativa rischia di subire forti limitazioni dalle Camere con la modifica o la rimozione di emendamenti, uscendo dall’iter legislativo depotenziata nella sua applicazione. Vedremo se il giovane segretario del PD sarà in grado di mantenere le promesse fatte negli ultimi giorni, ma i precedenti storici non sono a suo favore.

Nel frattempo, nel dibattito pubblico si è tornati a parlare di “Questione Morale”, concetto elaborato nel ’77 dall’allora segretario del PCI Enrico Berlinguer. Il dibattito va avanti da allora e ciclicamente si fa più forte quando un nuovo scandalo viene alla luce. Almeno finché non viene allungata l’ennesima tangente. E il ciclo ricomincia…

Immagine|Cronacadimilano.it

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