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Lucy di Luc Besson: le infinite possibilità della mente umana

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@BagoGames

Scarlett Johansson veste i panni di Lucy, una studentessa che vive a Taiwan, invischiata in una strana operazione criminale. È costretta, infatti, a consegnare al delinquente coreano Mr. Jang una valigetta dal contenuto assai misterioso. Sequestrata da Mr. Jang,  nel suo corpo verrà inserito segretamente un pacchetto contenente una sostanza dai poteri straordinari. Il prodotto chimico contenuto nella sostanza viene assorbito dal corpo di Lucy, che sviluppa così una capacità di conoscenza e di potere inimmaginabili, noti solo al professor Norman, un neuroricercatore.

Come in Nikita e in The Lady, anche in Lucy Luc Besson sceglie una voce femminile per mettere in rilievo la resistenza, la forza d’animo e il coraggio dei cambiamenti della protagonista.

Il film si basa sostanzialmente sullo straordinario sviluppo delle discipline neuroscientifiche, che rilevano come il cervello sviluppi solo una percentuale minima delle proprie potenzialità rispetto all’homo sapiens – e non è un caso che Lucy rievochi il nome della femmina di Australopithecus ritrovata in Etiopia.

L’eroina Lucy passa aristotelicamente dalla potenza all’atto e si trova a combattere contro il Male impersonato dal temibilissimo Choi Min Sik, protagonista anche di Oldboy e Lady Vendetta, con concessioni assai ampie alla fumettistica di genere. Ma non è solo questo. Il film appare imbevuto di filosofia taoista, sebbene il regista non confermi né smentisca la sua adesione alla corrente filosofica.

La supersexy e androgina eroina, sensualissima in biondo platino, focalizza su di sé la macchina da presa: primi piani straordinari tengono avvinto il pubblico allo schermo. Assolutamente godibile la trasformazione iniziale di Lucy da tossica ad eroina, nume tutelare della giustizia, nella migliore tradizione di Besson e della sua Nikita.

Sembra, però, che il regista abbia fretta di mostrare il massimo delle potenzialità della mente di Lucy, catalizzate dalla sostanza assorbita dal suo corpo. Si arriva, dunque, facilmente all’esito finale. Il coacervo di teorie astrofisiche e neuroscientifiche non viene interamente sviluppato e, dopo la pretenziosa premessa, altro non è che uno dei tanti ingredienti della pellicola con evidenti buchi di sceneggiatura.

Ottima la prova attoriale della protagonista, che da ragazza impaurita per l’operazione criminale che è costretta a compiere, diviene una sorta di automa privo di sentimenti.

Nonostante le premesse iniziali e la bellissima presenza della Johansson, il film non convince nel complesso, è divertente e ricco di effetti speciali, ma sostanzialmente superficiale.

⋆⋆ Consigliato: No!

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