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Livelli di vita di Julian Barnes

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Un bebè impara a conoscere il mondo attraverso la bocca. Ci infila cibo e oggetti senza curarsi del pericolo. Livelli di vita di Julian Barnes è come un infante che assaggia, senza timore, il lutto. Lo esplora, lo lecca, lo sputa e lo conosce. Scritto in seguito alla perdita di sua moglie Pat Kavanagh, scomparsa nel 2008, Barnes racconta sì il dolore, ma partendo dalla passione. Perché per esperire il dolore della perdita, bisogna aver avuto. E, soprattutto, amato.

Barnes parte dalle storie di tre appassionati di volo in mongolfiera: Felix Tournachon (meglio conosciuto come Nadar, pioniere del volo aerostatico e appassionato di fotografia), la divina Sarah Bernhardt e il colonnello della cavalleria della Guardia Reale Fred Burnaby. Ne racconta le imprese, le emozioni del volo e i rischi che – accada quel che accada – un aviatore è disposto a correre pur di scoprire cosa c’è sopra le nuvole.

L’amore, poi, diventa dolce zavorra per Fred Burnaby, per cui Barnes inventa una liason con la divina Sarah. Burnaby perde ogni punto di riferimento sul lessico della seduzione, sui rituali e i tempi dell’amore e si fa travolgere dalla schiettezza di lei, dal suo desiderio. Ritornato con i piedi per terra dal volo amoroso, il colonnello si dedicherà solo alla mongolfiera portando con sé un sordo dolore che lo spingerà a traversare la Manica, alla ricerca della fortunata corrente d’aria che lo riporti in Francia, dove si va “per cercare la pace”.

Leggere Livelli di vita è un lusso e un’avventura. Un lusso perché ci vuole tempo e coraggio per affrontare la tristezza, un sentimento poco contemporaneo, da risolvere anche linguisticamente: la si chiama depressione e ci si affida ai farmaci, alle terapie o alle filosofie.

L’ultimo capitolo, La perdita della profondità, è un vero manuale di sopravvivenza per i dolenti, esseri che “non sono depressi, sono semplicemente, giustamente e matematicamente (si soffre nell’esatta misura di quanto vale la perdita) tristi”.

L’avventura invece è da vivere in quell’universo “che fa solo il suo mestiere”, che giustamente temiamo, ma che ci fa entrare in collisione con persone che danno vita a qualcosa di completamente diverso, prima inesistente e spesso meraviglioso.

La citazione: “Il mondo esiste per questo, per essere perduto”.
Consigliato a: chi si fa cambiare il proprio mondo dall’amore, e non teme, mai.
Il libro: Livelli di vita, Julian Barnes, pp. 128, 16,50 euro, Einaudi, Milano 2013.

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