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Leggere i classici ci salverà? Intervista a Giulio Passerini

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@FM

 [quote align=”center” color=”#999999″]Lettore o non lettore: questo è il dilemma. L’editoria italiana contemporanea continua a profondere sforzi ciclopici nella produzione libraria, ma sembra che gli italiani stiano dimenticando il piacere e l’atto stesso della lettura. Stando ai numeri della ricerca Istat “Produzione e lettura di libri in Italia”, il 2013 ha segnato un -3% nei lettori, passati dal 46% del 2012 al 43% del 2013.[/quote]

Cosa fare per riconquistare quella fetta di lettori che hanno ceduto alla non lettura? Alcuni editori come Utet hanno scelto di battere la strada dei classici, inaugurando UtetExtra, collana diretta da Emanuele Trevi.

Ma i classici possono trasformare i non lettori in lettori? Lo abbiamo chiesto a Giulio Passerini, curatore di un’altra collana dedicata ai libri da salvare dal dimenticatoio, Gli Intramontabili, pubblicata da E/O.

Herman Melville, Federico De Roberto, Anaïs Nin: questi sono solo alcuni dei nomi scelti per un’offerta editoriale curata e pronta a raccontare l’amore per la vita. Al contrario di altre collane dedicate al recupero di opere dimenticate, non tutte le opere degli autori pubblicati ne Gli Intramontabili sono fuori diritti. Per cui non si tratta di una scelta, come avviene per tante sigle, volta a fare cassa con il minimo impegno finanziario: è una selezione consapevole di opere che hanno qualcosa da dire al lettore (e forse anche al non lettore) contemporaneo.

Giulio Passerini, come mai una casa editrice sempre alla ricerca di novità qualitativamente significative, specie se dell’Est Europa, decide di dedicare uno sforzo intelligente alla riscoperta di alcuni classici?
Si tratta di romanzi bellissimi e ingiustamente dimenticati che oggi hanno ancora molto da dire, forse persino più di ieri.

Quali sono i criteri per la scelta dei titoli da ri-pubblicare?
Devono essere grandi storie e autori di valore, capaci di parlare al nostro tempo. Capaci di dare delle risposte forti.

A cosa vi ispirate nella scelta delle copertine per questa collana? Quanto influisce il mercato in questa scelta?
Abbiamo deciso di fare delle copertine molto fotografiche e questa, più che una scelta di mercato, è stata una precisa scelta di collana. Vogliamo che questi autori vengano percepiti come contemporanei, voci vive e autorevoli, non come classici polverosi da esporre nella bacheca delle bomboniere, ma come libri fatti di carne e sangue.

Cosa crede possa dare un classico a un lettore contemporaneo?
Anzitutto la consapevolezza che ci sono questioni su cui non smetteremo mai di interrogarci. In seconda battuta idee forti che abbiamo smarrito lungo la strada ma che ci farebbe bene recuperare.

Davanti al passaggio drammatico dal 46% al 43% di lettori in Italia, crede che i classici potrebbero essere un buono strumento per la seduzione dei non lettori?
Lo strumento sono i bei libri, e i classici lo sono.

Una volta entrato in libreria, un lettore ha dinanzi a sé una scelta pressoché sterminata. Ma se quel giorno avesse deciso di comprare un classico, quali sono i criteri che dovrebbe seguire?
Scegliere un’edizione che renda giustizia alla parola dell’autore. Un’edizione curata è il primo passo per scoprire un autore e amarlo.

La citazione: (Da Diglielo da parte mia, E/O)
“Ecco quanto accadde: lasciò un uomo, ne lasciò un secondo, tornò a viaggiare col primo; lo lasciò morire solo come un cane. Perse una figlia a beneficio della “storia” e un’altra in seguito a certe “complicazioni” (in entrambi i casi riferisco l’opinione di altri), si credette in grado di sbarazzarsi di un simile fardello e venne a Boca Grande, in qualità di turista. Una turista. Così diceva lei. In realtà, venne qui più come ospite di passaggio che come turista, ma lei non faceva una tale distinzione. Non faceva abbastanza distinzioni. Sognava la propria vita. Morì, piena di speranze. Questo, in sintesi. Così, sapete come sono andate le cose”.

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