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Maurizio Landini e l’apertura a Matteo Renzi

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Ci siamo occupati nelle scorse settimane delle proposte del neo segretario del Pd, Matteo Renzi, in tema di lavoro: siamo sempre in attesa dell’annunciato Job Act che dovrebbe avere quale punto principale l’introduzione del contratto unico, vale a dire un contratto di lavoro subordinato con un periodo di prova più o meno lungo, e tutele progressive.

Negli scorsi giorni, con un’intervista a Repubblica, il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini – da sempre collocato politicamente alla sinistra del Pd – ha dato un’apertura di credito non da poco al progetto di Renzi, che può aver stupito più di un lettore.

In molti negli ultimi anni hanno riconosciuto a Landini e più in generale al sindacato dei metalmeccanici da lui guidato un ruolo che andava oltre le dinamiche sindacali, anche aspre, come dimostrato dal caso Fiat, auspicando un impegno diretto in quella (un tempo non piccola) area a sinistra del Pd e che possiamo dire non si sia mai ripresa dallo shock delle elezioni del 2008: anche il risultato di Sel alle ultime Politiche, seppur lusinghiero in termini di parlamentari eletti, è tale per via della coalizione con il Pd, e soffre evidentemente di un deficit di progettualità, oltre che di un appannamento della figura di Nichi Vendola.

In ogni caso di scendere direttamente nell’agone politico il leader della Fiom non ha alcuna intenzione, almeno come ha dichiarato nell’interessante libro Forza lavoro pubblicato da Feltrinelli.

Nella Cgil il ruolo di Landini è stato negli anni scorsi quello di oppositore interno alle segreterie generali di Epifani prima e Camusso poi, che possiamo definire riformiste, continuando nel ruolo della Fiom che almeno a partire dagli anni ‘90 in poi, sotto la guida di Sabatini e di Rinaldini, è sempre stato “antagonista”.

Ma ora le cose sembrano cambiate e il futuro congresso della Cgil, tema che prossimamente approfondiremo, vede sostanzialmente la stragrande maggioranza dei quadri dirigenti, compresa la sinistra di Landini, presentare un unico documento, a cui però vengono presentati importanti emendamenti correttivi, su questioni molto delicate quale ad esempio il tema della rappresentanza, e l’unica mozione di opposizione è quella decisamente minoritaria rappresentata da Giorgio Cremaschi, che vorrebbe una Cgil più vicina ai sindacati di base che alle altre due confederazioni storiche, Cisl e Uil.

Immagine| gadlerner.it

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