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Juventus-Barcellona e i futuri possibili

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@Juventus

Nel corpus letterario di Asimov, un tipo abbastanza sveglio vissuto nel secolo scorso, la psicostoria è una disciplina immaginaria che permette di stabilire con esattezza, attraverso un metodo scientifico, la probabilità che un evento accada in un momento futuro della storia dell’uomo.
Applicando la psicostoria alla vigilia di Juventus-Barcellona avremmo potuto constatare come nel 90% dei futuri possibili, per i bianconeri il risultato sarebbe stato peggiore di quello che è stato ieri sera. Applicandola dopo il gol di Rakitic, arrivato ancor prima delle pizze da asporto, la percentuale sarebbe passata al 99%.

In qualcuno di questi futuri possibili Juventus e Barcellona si impegnano nella rivisitazione storica della finale europea del 2012 tra Italia e Spagna, e sulle macerie fumanti di una squadra rasa al suolo da uno 0-2 preso troppo presto, Suarez, Messi e Neymar danzano con la sacra furia delle Baccanti.
In altri Buffon non riesce a fare una parata tanto irrealistica quanto retorica da rendere praticamente impossibile commentarla sfuggendo alle lusinghe semplici della trama narrativa del portiere-eroe che compie il gesto della gloria eterna per fermare l’avanzata dell’esercito nemico e dare il via alla controffensiva, il che avrebbe portato a statue di Buffon, fermo fino alla fine dei tempi in quella posa, nelle piazze principali dei comuni italiani a maggioranza di tifo juventina (ovvero praticamente tutti).

In altri futuri ancora, e non sono pochi, Marchisio non decide di riportarsi da Berlino almeno il titolo di passaggio più bello in una serata in cui il Dio dei Passaggi ha voluto ancora una volta ricordarci quale sia il gesto tecnico maggiormente estetico di questo sport, fornendoci almeno altri tre capolavori: nel primo tempo una caramella di Pirlo poco fuori l’area di rigore juventina che ha dato il via a un contropiede poi sfumato, nel secondo il più classico dei filtranti di Iniesta, che ormai da anni riesce a perfezionare continuamente un gesto che ai comuni mortali sembrava già perfetto in partenza, e infine un lob al volo di Rakitic il cui Vine potrebbe candidarsi con buone possibilità di successo come Miglior Cortometraggio al Sundance Film Festival.

In molti futuri, infine, si avvera quello che tutti abbiamo pensato quando intorno al ventesimo Vidal, con il primo giallo preso praticamente durante il riscaldamento, ha iniziato a picchiare qualsiasi cosa si muovesse nel suo raggio d’azione di 10 metri, mosso da un’apparente volontà superiore inflessibile nell’attrarlo verso la doccia anticipata. Bianconeri in dieci con tutta la partita davanti e serata che si trasforma in un mattatoio crudele quanto vedere il figlio piccolo del cileno con la stessa acconciatura del padre.

Nonostante tutto, però, si è avverato uno dei migliori futuri possibili per i bianconeri. Certo, non il migliore, non Buffon che alza a Berlino la seconda coppa pesante della sua vita a distanza di nove anni e Tevez che, annichilendo Messi, si candida a diventare il calciatore più importante della nostra epoca, ovvero colui capace di interrompere l’alternanza tra l’argentino e quell’altro portoghese nell’assegnazione del Pallone d’Oro (ma probabilmente questo calciatore non è ancora nato e continueranno a passarselo di mano fino al 2040).

I bianconeri sono comunque riusciti però a tenere viva e avvincente una finale marchiata come scontata dai bookmakers, evitando l’onta di umiliazioni che molte altre squadre hanno, e avrebbero, preso contro (lo dico? Lo dico) un Barcellona migliore di tutti gli altri Barcellona che lo hanno preceduto, Guardiola compreso, e, soprattutto, trasformando la prima metà del secondo tempo in una Crisi Seldon risolvibile soltanto dal gesto di un uomo straordinario.

Nel corpus letterario di Asimov, un tipo abbastanza sveglio vissuto nel secolo scorso, una Crisi Seldon è un momento di incertezza tra i tanti futuri possibili della storia dell’uomo previsti dalla psicostoria in cui assume una rilevanza decisiva l’azione di un singolo individuo.
A Berlino, al sessantasettesimo minuto di una partita in cui qualcuno stava quasi riuscendo a raggiungere l’inaspettato migliore dei futuri possibili, Lionel Messi prende palla e parte, decidendo che il presente è soltanto il suo futuro preferito tra tutti i futuri possibili.

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