Site icon Le Nius

Italia razzista o razzismo come strumento di consenso politico e mediatico?

Reading Time: 3 minutes
@puffodrax

Mentre a Tor Sapienza divampa ancora lo scontro più fotogenico del mese poco lontano, sotto un’altra Torre, quella delle Tre Teste, del medesimo municipio romano (il V) si ripete identico a se stesso il miracolo della leggenda metropolitana (razzista) che si autoavvera.

Il sito web del Messaggero apre in mattinata con un titolo che è già un atto d’accusa: “Roma, tentano di rapire un bimbo: rom bloccati durante la fuga“. Il giornale riporta le parole della madre del bambino vittima del tentato rapimento: “Sono corsa nel cortile: ho visto un individuo che prendeva in braccio il mio bimbo di otto mesi. Ho urlato a squarciagola. Lui, dopo avermi minacciata di spararmi in testa, è fuggito su un furgone”. “Un individuo” quindi, ovvero in apparenza, qualcuno sconosciuto alla madre, ci torneremo dopo.

Subito parte la ridda dei commenti “pacati” all’articolo postato sulla pagina facebook del giornale romano. Quello con più successo recita un moderato “Fuoco e ruspe nei campi ROM”, seguito dai vari inviti a bruciarli asfaltarli bombardarli etc etc. (Andate a vedere, basta che cliccate sui commenti qua sopra). La quasi totalità dei commentatori è convinta di trovarsi di fronte a nient’altro che all’ennesimo caso di rapimento di un bambino “italiano” da parte degli “zingari”. Date un occhio al numero di condivisioni che sta generando il post.

Peccato che a parte il, di per se controverso, caso di Ponticelli, non esista nella giurisprudenza italiana un caso conclamato di rapimento di minore italiani da parte di persone di etnia Rom, Sinti, nomadi, camminanti et similia. Ma, in fondo, chi se ne frega, quando la palla inizia a girare fermarla è davvero difficile.

Today, ad esempio, tiene a sottolineare come la madre sia “una ragazza romana” (e quindi di fiera razza italica) e che al contrario i due fermati sono “di origini slave” oltre ad essere stati “arrestati con le accuse di tentato rapimento e violazione di domicilio.”

Alla versione de Il Messaggero credono in tanti, comunque, da Leggo a L’Unione Sarda, da Il Mattino a Blitz Quotidiano, e spesso gli articoli riportano fedelmente le parole del redattore del quotidiano romano, collezionando clic, commenti razzisti e condivisioni che contribuiranno al sostentamento delle rispettive testate.

Peccato che i fatti non stiano proprio così, o perlomeno esista una versione molto diversa dell’accaduto, quella dell’agenzia Adnkronos che dice:

1) La madre e i rapitori si conoscevano da tempo, avendo convissuto nello stesso stabile occupato.
2) La madre e il presunto rapitore condividono la stessa provenienza etnica, sono cioè entrambi Rom, o entrambi Romani, dipende dal punto di vista.
3) I due Rom sono stati arrestati “per violazione di domicilio mentre l’accusa di sequestro di persona è ancora al vaglio della polizia”.
4) L’uomo sostiene di essere il padre del bambino.

Una vicenda insomma ancora poco chiara, dove se è stato commesso un reato questo ha poco a che fare con la leggenda nera dello zingaro rapitore di bambini e molto di più con la povertà, la promiscuità forzata dei senza casa, il disagio delle periferie. Temi importanti ma poco appetibili per il pubblico al quale è meglio gettare in pasto il luogo comune.

Il problema, insomma, non è capire se l’Italia sia o meno un Paese razzista. È molto difficile, forse impossibile, probabilmente inutile, capire se lo è più o meno di altri paese europei. La vera urgenza consiste nel mettere in luce come qui e altrove il razzismo sia diventato ancora una volta una merce, monetizzabile in voti per la peggiore politica, in visualizzazioni e quindi in pubblicità per le fonti d’informazione, avide di pubblicare articoli e post che si riempiano in fretta di commenti beceri da vendere un tot al chilo agli inserzionisti.

Tutto ciò fa sì che si alimenti di continuo la spirale con la quale lo stereotipo nutre la notizia, lasciandosi poi nutrire da essa. E pazienza se poi ci scappa il pogrom, come a Torino, come a Ponticelli, anzi, meglio, il fuoco fa sempre notizia.

CONDIVIDI
Exit mobile version