Il calendario nasce nel 2000 come scommessa e come saluto al nuovo millennio e diventa in breve tempo un piacevole appuntamento fisso per tutti gli estimatori dell’artista.
«Farlo (il calendario, ndr) è una cosa da contadini. Raccolgo i frutti di quello che ho seminato durante l’anno, quelli che mi sembrano più promettenti, e li mostro, li porto al mercato, direi, se la parola non fosse divenuta così odiosa. È anche un modo di capire se l’annata è stata buona ed è un modo di difendersi dal passare del tempo, abbandonando quello lineare per quello ciclico, che si lascia sopportare meglio. Poi, per me, è una specie di diario, che resta a portata di mano dopo tanti anni; una mappa dei sentieri percorsi, che può dare qualche indicazione su quelli da seguire; una conversazione a distanza in una lingua che non ha bisogno di traduzioni e di alte tecnologie».
Quello di Scarabottolo è anche un esempio piuttosto longevo (quasi un precursore!) di autoproduzione, un modo di lavorare che, più che una moda, sta diventando una necessità, un passaggio obbligato per molti.
La tiratura sfiora le tremila copie e la stampa è curata delle leggendarie Arti Grafiche Lucini.
Nulla di meglio per cominciare l’anno con un tocco d’arte.