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Grillo-Renzi: oltre lo show mediatico, cosa serve al Movimento 5 Stelle

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Quelli che sono stupiti, e buona parte di quelli che si sono indignati di fronte al comportamento di Grillo con Renzi, non hanno capito molto del Movimento 5 Stelle.

Grillo è il portavoce sbagliato di temi giusti, ma soffermarsi sulle critiche al predicatore senza entrare nel merito della predica è atteggiamento superficiale e di comodo.

Per farsi un’idea può essere utile ascoltare la sua conferenza stampa post Grillo-Renzi.

Lo showman genovese spesso è stato un precursore, basti guardare i suoi spettacoli già negli anni ’90. Da sempre parla di investimenti nel settore delle rinnovabili per sostituire totalmente il carbone e gli idrocarburi nel giro di 30 anni, parla di riciclaggio dei rifiuti e combatte con forza il ricorso agli inceneritori, mette in guardia sulla crescente automazione del sistema produttivo e manifatturiero che porterà enormi ricadute sul piano occupazionale, spinge a riconsiderare il sistema economico-finanziario-debitizio su scala globale, propone un nuovo modello democratico che sia in grado di sfruttare le potenzialità della rete.

Badate bene: non che lui affronti certi temi per l’essere un genio, non lo è, e proprio perciò di tanto in tanto si abbandona a delle clamorose “cazzate”; il suo pregio però è quello di informarsi nel senso nobile del termine, di attingere da idee innovative di premi Nobel, dalle previsioni di economisti “coi controcoglioni”, di sociologi, di ambientalisti, di inventori, di ingegneri, di professoroni, che ci dicono che tutto sta cambiando drasticamente e che noi dovremmo fare altrettanto.

A queste tematiche ne affianca altre, di matrice più prettamente “inquisitoria”: è stato un precursore anche nel denunciare il malcostume dei nostri politici, ben prima che ci arrivassero Rizzo e Stella, ha smascherato la vergognosa rete di relazioni che lega le nostre aziende strategiche con le stesse persone che siedono in 5-10 CDA diversi, di aziende anche concorrenti tra loro, ha condotto campagne contro il nucleare e contro le morti sul lavoro, e potrei continuare.

Lungi da me l’intento di affermare che Grillo sia un illuminato stinco di Santo. È proprio lui il primo ad ammettere di non esserlo, e gliene va dato atto. Sta di fatto, tuttavia, che un insieme di fattori impediscono alla maggior parte di noi elettori, anche a parte di coloro che l’hanno votato, di comprendere con chi e con cosa abbiamo effettivamente a che fare. Mi riferisco alla gogna mediatica cui è esposto costantemente, alla nostra pigrizia (alzi la mano che si va a leggere quei pipponi scritti dalle grandi menti di cui sopra che lui di tanto in tanto pubblica sul blog) e, infine e soprattutto, alla sua strategia di comunicazione.

Se il Movimento vuole trionfare alle elezioni ed andare da solo al governo non può rifiutare drasticamente il dibattito, affidare la sua comunicazione ad un blog (benché sia uno dei più seguiti al mondo, ndr) ed ad un comico che tende ad incazzarsi talmente tanto da perdere più volte il filo del discorso. A quanti temi ha fatto cenno Grillo durante la conferenza post “incontro”? Una quantità impressionante. Ma proprio perciò non è riuscito a parlare veramente di nessuno di questi.

Molti dei suoi elettori sanno a cosa si riferisce, ma il resto dell’elettorato non ne ha idea e, guidato anche dai media, si limita ad esprimere un comprensibile disappunto per i suoi modi, perde qualsiasi interesse nell’approfondire la conoscenza del Movimento e delle sue idee ed etichetta pigramente il tutto come neofascismo e/o qualunquismo.

Al Movimento 5 Stelle serve un cambio di strategia, devono umanizzarsi, spiegare le loro ragioni agli elettori, e l’unico modo per farlo è andare nella tana del “nemico” ed affrontarlo. Di Battista dalla Bignardi e Di Maio da Santoro hanno dimostrato di sapersela cavare, segnando un solco che è l’unico in grado di poter far crescere il Movimento: quello dell’incontro.

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