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Giass, sintesi estrema di un Antonio Ricci da (non) esportare

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Antonio Ricci è così, prendere o lasciare: tra vecchie gag, risate finte e sarcofagi riaperti, sai quello che trovi e a volte ti accontenti pure. Perché in giro potresti anche trovare di peggio.

L’esperimento domenicale di prima serata Giass (Great Italian Association) è l’essenza, La Grande Bellezza alla genovese: risparmio di idee, risparmio di qualità e probabilmente risparmio per Mediaset, che aveva già tutto in casa per confezionare una sorta di varietà a metà tra Drive In e Striscia La Notizia, con una punta di Ciro – Il figlio di target e senza dimenticare l’imperdibile presenza dei comici di scuola Zelig e Colorado.

Tradotto: di nuovo non c’è nulla, se non la scelta, per Ricci, di affidarsi a Luca e Paolo nella ricerca di questo fantomatico capitale umano fra nord, centro e sud. C’era il “rischio” del politicamente scorretto, che alla fine si è esaurito tra l’enfatizzazione della parola “froci” e, va detto, una spassosa imitazione del presidente della Camera, Laura Boldrini, da parte di Paolo Kessisoglu. Il resto è la perfetta aria fritta in stile Antonio Ricci. Un programma che, addirittura, viene diviso in due parti per provare a guadagnare qualche punto di share dopo il termine dei posticipi di Serie A.

I contenuti? Abbastanza pleonastico soffermarsi. Basterebbe rivedere una delle migliori puntate di Drive In e cercare di attualizzarla, levando gli inserti da commedia all’italiana a beneficio della riproposizione di uno dei cavalli di battaglia dei presentatori: i Cugini Merda.

Chissà cosa avrà pensato Davide Parenti, che lanciò l’idea del duo vestito di marrone alle Iene e che, proprio a causa dell’ostracismo storico del papà di Striscia, non ha potuto mai vedere la luce su Canale 5. Ma poco importa, in fondo. Ricci i suoi obiettivi li ha raggiunti ancora una volta: farci parlare del suo Giass e prenderci un (bel) po’ per i fondelli. È bastata una puntata.

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