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Gaza, inferno di fuoco senza via di fuga

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Una nuova testimonianza da Gaza, nelle ore precedenti a una tregua di 72 ore che sembrava possibile e poi è saltata. Israele sostiene sia stata Hamas a violare il cessate il fuoco sequestrando un soldato

Hamas dal canto suo risponde sia stata Israele ad attaccare e violare la tregua e, in seguito agli scontri, il soldato israeliano sia stato preso in ostaggio. Interrotti i colloqui in Egitto, la furia del governo israeliano è tornata ad abbattersi sui civili palestinesi.

“Tregua di 72 ore nella Striscia di Gaza, accettata sia da Israele che dalle fazioni palestinesi. Nei confini però non ci si può avvicinare, i carri armati tirano su tutti. Le gente sfollata dalle case da oltre 2 settimane, quindi non potrà avvicinarsi per vedere come è messa la situazione.

Intanto in alcune di queste tre zone, quelle maggiormente distrutte dai bombardamenti, Beit Hannun al Nord, Shajaya al centro est e Kuzaa al sud non si può entrare in profondità e quindi ancora non si possono scavare le macerie, dove si calcolano seppellite ancora decine di vittime rimaste sotto i bombardamenti nelle tragiche notti degli attacchi distruttivi. L’odore di morte purtroppo si dirama nelle varie aree della città; per il momento però l’esercito vieta categoricamente di avvicinarsi.

Sul lato mare invece, i pescatori hanno ripreso la pesca, per cercare di guadagnare qualcosa da mangiare per le famiglie. Il lungo mare pullula di persone che stanno girando, ormai senza casa e impossibilitate a fare qualsiasi cosa. Ognuno sicuramente respira un attimo dopo tante ore e giorni di chiusura dentro i posti di fortuna che hanno trovato per la protezione della famiglia rimasta in vita.

Queste ore saranno decisive per verificare la possibilità di una tregua di lunga durata, per ribadire la necessità di un cessate il fuoco che comporti la imposizione della fine dei bombardamenti, l’apertura delle frontiere della striscia di Gaza e la fine dell’embargo per gli abitanti. Queste le condizioni minime richieste dai palestinesi, e che dovrebbero essere necessariamente imposte anche a livello internazionale attraverso uno stop definitivo ad Israele sul controllo e l’occupazione delle aree palestinesi tutte.

La situazione umanitaria ridotta ad una semi-catastrofe, con oltre 250.000 sfollati, 11.000 case totalmente distrutte dovrà essere affrontata velocemente prima che sia troppo tardi; epidemie e disperazione sono sul limite della sopportazione umana.

1373 vittime palestinesi di cui 852 civili di cui 252 bambini e 181 donne

59 israeliani uccisi di cui 56 soldati, due civili israeliani e 1 civile di nazionalità thailandese

137 scuole danneggiate

1.800.000 persone hanno accesso limitato ai servizi igienico- sanitari e all’acqua

303.000 bambini hanno necessità di supporto psicologico immediato”.

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