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È la fine di un’era politica?

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Fine del sogno. Il 22 maggio c’è il ballottaggio in Austria, il 23 giugno il referendum britannico, il 26 le elezioni spagnole. E poi l’ennesima emergenza Grecia, i muri austriaci, le politiche anti immigrazione delle ex socialdemocrazie nordiche. Questa la road map delle sfide che l’Unione Europea si troverà a fronteggiare da qui a due mesi e che potrebbero ridefinire la sua raison d’être se non incidere sulla sua stessa esistenza.

Il punto del direttore. Interessante a tal proposito il contributo del sempre attento direttore del Tg La7 Enrico Mentana:

Destra estrema e populismo. Inutile negare il ruolo che in tutte queste vicende ha la radicalizzazione del clima politico, la disaffezione degli elettori per i partiti tradizionali e moderati e lo spostamento verso le estreme ed in particolare verso la destra nazionalista, sovranista e xenofoba.

Poi c’è Bernie. L’esempio più lampante della protesta anti sistema, se in Europa è rappresentata da Podemos, oggi ancora meglio è incarnata in quegli Stati Uniti dove Bernie Sanders ha mietuto consensi inaspettati senza riuscire però a vincere contro il porto sicuro rappresentato da Hillary Clinton.

Go, Donald, go. Al contrario Donald Trump ha trionfato a destra dove l’unico candidato considerato moderato, Jeb, l’ultimo dei Bush, è uscito dalle primarie già al primo giro travolto da risultati disastrosi. La sinistra moderata italiana ed europea che ha gioito del trionfo di Hillary si ostina però ad ignorare tutti i sondaggi americani che indicavano in Sanders il vero antidoto a Trump e che danno invece un margine di vantaggio risicatissimo all’ex first lady sulla quale per altro si abbatterà in campagna elettorale la surreale ma non meno devastante propaganda contro l’establishment, le banche e le lobby portata finora avanti con successo dal miliardario newyorkese.

Ue e USA. Se entro l’estate, insomma, avremo un responso sullo stato di salute dell’Unione Europea e sulla sua tenuta rispetto ai nazionalismi arrembanti a novembre sapremo se la valigetta con i codici di attivazione del maggior arsenale nucleare al mondo sarà messo nelle mani di Donald Trump.

Il rischio di un Trump italiano. Nel frattempo a noi italiani sarà richiesto di decidere se vogliamo concedere più poteri ad un premier che potrà stabilire l’esatta composizione della propria maggioranza nell’unica camera che conterà dopo la conferma della riforma Boschi. Con la consapevolezza che un eventuale ballottaggio potrebbe far sedere a palazzo Chigi l’emulo italiano di Hofer e Trump.

@livelino

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