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Fernando Llorente, splendido splendente

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Io ho bisogno di pensare che là davanti ci sia un centravanti. Qualcuno che conduce spesso partite isolate, che possa condividere, almeno in parte, la solitudine del portiere. Qualcuno che spesso lotta contro i mulini a vento, correndo in mezzo ai difensori mentre si passano la palla tra loro.

Io ho bisogno di pensare che ci sia qualcuno sempre pronto a metterla dentro, che possa finalizzare, e che sia lì per quello.

Io ho bisogno di Fernando Llorente. Ed è per questo che da quando tengo questa rubrica ho voglia di scrivere di lui. Ora la sua grande prestazione a Livorno, un gol meraviglioso e un assist caparbio, mi ruba l’effetto sorpresa, già fortemente compromesso dalle reti gonfiate contro Real Madrid e Napoli.

Fernando Llorente è la prima punta che mancava alla Juve. Uno che odora di gol, che sa come muoversi in area, che si trova là dove casca il pallone. Uno che apre nuove varianti di gioco, ossia il caro vecchio cross a cercare la testa del centravanti.

La cura Conte sembra averlo reso ancora più prezioso: gioca (bene) anche fuori dall’area e regala azioni di gran classe, come quella del gol di Livorno. Bravo Fernando che ha saputo imparare e pazientemente aspettare.

Inoltre io quando gioco a pallone gioco un po’ come Llorente, che quando gioca sembra sempre un po’ assente. O, fuor di rima, quanto meno un poco assopito. E invece no, invece c’è. Pronto a tirar fuori una zampata sotto porta o a rincorrere un avversario quando meno te lo aspetti. Io comunque è raro che rincorra un avversario.

Infine mi colpisce vedere Llorente con il numero 14. È un numero strambo per un attaccante, un numero da centrocampista di riserva, un mediano arcigno che non ha la fiducia del mister. Invece Llorente il 14 lo fa volare alto. Mi sembra come una rivincita sorniona e irriverente.

Foto | Calciostreaming

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