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Erotic+: l’erotismo al femminile in un libro

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Se gli uomini sapessero tutto quello che pensano le donne, sarebbero venti volte più audaci ”, diceva lo scrittore francese Alphonse Karr. Dopo aver finito di leggere Erotic+, raccolta di racconti erotici al femminile pubblicata dalla 80144 Edizioni, ho il sospetto che Karr avesse ragione.

La prima caratteristica che salta all’occhio di questi nove racconti scritti da donne è che non sembrano scritti da donne. L’unico indizio sul genere sessuale delle autrici è il fatto che tutti e nove hanno una donna come protagonista.

Ma l’immaginario erotico che lasciano trasparire è assolutamente sovrapponibile a quello maschile: fisico, carnale, propenso a separare in modo netto sentimenti e sessualità. Alla faccia del luogo comune che vuole l’uomo interessato al sesso e la donna all’amore.

Il secondo trait d’union della raccolta è il tema della dominazione. A volte è la donna ad essere padrona del gioco, come in I sorrisi del ventre di Emma Merizia. Ma più spesso i racconti parlano di donne dominate da un uomo, anche in modo violento: Specchio, di Stefania Leo, è la cronaca di un incontro amoroso durante il quale lui ordina e lei ubbidisce; Safeword: you, di Alice Manto, descrive l’attività di un club sadomaso dove le slave vengono sculacciate sul palco; mentre Mister Perfect, di Elena Bibolotti, racconta di un’impiegata che subisce le angherie di un superiore con un misto di paura ed eccitazione.

Va detto, tuttavia, che talvolta il finale offre un ribaltamento di ruoli, per cui è la donna a rivelarsi dominatrice; è il caso di Lei e lui, di Mia Orsini, e di Senza nocciolo, di Yuri Leoncini.

Terzo tratto comune a buona parte della raccolta è l’adulterio. Su nove racconti, cinque parlano di tradimenti: solo immaginati, come in Mister Perfect, o simbolici, come in Senza nocciolo, ma anche materialmente consumati.

Sick Love, di Samanta Zanna, è la storia della relazione morbosa tra una donna disturbata e un padre di famiglia; in Due + uno = zero, di Greta C. Zeta, una moglie annoiata si concede a un rozzo ma virilissimo semisconosciuto; in Rossana, di Amanda Cassese, l’eroina eponima diventa il giocattolo sessuale di un uomo sposato. A uscirne a pezzi è il matrimonio, visto non tanto come la morte dell’amore, quanto della passione.

Cosa ci dice tutto questo sulle donne del Ventunesimo Secolo? Le deduzioni le lascio a voi. Io so soltanto che, come direbbe il vecchio Alphonse Karr, a lettura conclusa mi sono sentito venti volte più audace.

Immagine / Il ratto di Proserpina di Gian Lorenzo Bernini

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