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Diario da Sanremo 2014 – Giorno 6: #CiaoFestival, in 10(+1) voti

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0 alla claque di Zibba. Mercoledì sera al roof mi sento dire: “Votate Zibba! Non ha nessuno che lo vota, aiutiamolo almeno noi”. La sera dopo, al Palafiori, lo stesso copione. Nervi che si ingrossano. Scena madre venerdì sera: Zibba viene a ringraziarci in sala stampa ed è bagno di folla. Da stracciare il tesserino, va beh.

1 allo stilista di Noemi. Che si sa, ma che preferisco non nominare. Miss Scopelliti, non propriamente una taglia 42, alterna motivi geometrici a grucce adattate a collane. Ma il premio #nonplusultra lo merita un “fascione” corvino da omino Michelin, che ha chiamato all’adunata le ostetriche di tutta Italia.

2 ad Anna Tatangelo e allo spot Coconuda. Anzi, la Tatangelo non c’entra mica poi tanto. Più che altro mi ingolosisce conoscere la politica commerciale dell’azienda: non comprare spazi pubblicitari durante l’anno, ma solo nella settimana di Sanremo. Che, tipo, se il Festival va male sai che gioia.

3 al completo camouflage sfoggiato in Riviera da Solange. Non tanto per il gusto, che è molto personale, quanto per l’ormai ultra esposizione del mimetico: già visto sulla terza maglia del Napoli, già visto su Bruno Barbieri a Masterchef. Soly, sei out.

4 all’organizzazione di Casa Sanremo. Per una settimana all’anno, il Palafiori si trasforma in un’enorme marchettata a tre piani. Al primo livello, ecco la discoteca-piano bar: un ritrovo cafonal-popolare accessibile solo col pass apposito. Pass di cui puoi disporre se invii la richiesta almeno un mese prima. O se sei Leone di Lernia.

5 ai Baci di Sanremo. Non sono sponsorizzati come la sardenaira, ma sono dolcetti di cioccolato che si presentano ugualmente bene. Peccato che siano uguali ai baci di Alassio. E non ho notizie certe sulla loro effettiva assenza a Bordighera e Arma di Taggia. L’originalità.

6 a Valeria Marini. “Valeria, facciamo una foto?”. “Teso’ non potevi chiedermelo prima che sono stanca morta? Il telefono almeno c’ha il flash?”. Io la rassicuro, ma al momento dello scatto la luce non si accende: “Mamma che flash…”. Unica. E la foto è venuta pure mossa.

7 a chi è riuscito a spillarmi 4,50 euro per beneficienza. Non tanto per la difficoltà (“Non hai una faccia da stronzo”, ipse dixit), quanto per avermi ritrovato (e convinto) a due ore dal mio primo rifiuto. Chapeau.

8 a Vince Tempera. La notte di Casa Sanremo è senza fine: artisti che si esibiscono, musica a palla, drink card fasulle e botox volante. Ma quando meno te lo aspetti, sulle note di Mon Amour di Gigi D’Alessio, compare alle tastiere lui: il maestro. Classe ’46, quarant’anni di tv, in quel momento è stato come vedere Papa Francesco dopo un litro di Amaro del Capo. Idolo incontrastato.

9 alla passione dei colleghi. C’è, esiste, è tangibile. E lo è soprattutto tra i colleghi delle radio-tv regionali e dei siti internet. Quelli, in pratica, che sono confinati al Palafiori e che pagano il nonnismo imperante del roof dell’Ariston.

10 a Intimità. L’accreditato/a della rivista al femminile, molto in voga negli anni che furono, mi ha inconsapevolmente lasciato libero il banchetto al roof nelle serate in cui anche la stampa di Serie B poteva votare nell’élite. Cioè: Intimità. Che su Sanremo avrà avuto uno speciale di 64 pagine, immagino.

10 e lode a Pif. Utilizzando la cifra a lui più congeniale, muovendosi quindi in una direzione conosciuta, ha confezionato un prefestival che, già da mercoledì, era diventato l’appuntamento più atteso della serata. Spesso, per la buona riuscita di un prodotto, non servono idee eccezionali: basta saper farle rendere al meglio.

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