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Decadenza Berlusconi: il Movimento 5 Stelle all’attacco delle larghe intese

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Dopo la mozione di sfiducia al ministro Cancellieri il Movimento arriva in Senato con il voto palese sulla decadenza di Silvio Berlusconi da Senatore della Repubblica.

Non si può certo considerare una vittoria dei 5 Stelle, ma il sospetto che senza la presenza dei due parlamentari “grillini” in giunta per le elezioni, PD e PDL avrebbero trovato il modo di garantire la sopravvivenza politica dell’ex premier, è fondato (e non è detto che non ci riescano comunque).

Cala il sipario su colui che per più di un ventennio ha modellato nel bene e nel male (tenderei a darne un giudizio piuttosto negativo) un intero paese a sua immagine e somiglianza. Non sarà certo un finale lampo, ne quello di questa vicenda, ne dell’intera carriera politica di Berlusconi ma siamo ai titoli di coda, questo sì.

Dopo vent’anni di finta opposizione basata sull’unico principio propagandistico dell’anti-berlusconismo (che di anti non ha avuto proprio nulla) da parte di una sinistra quanto meno “distratta” e di un Presidente della Repubblica eccessivamente garantista, il Movimento ha avuto il merito di riportare a tema il principio del tutti sono uguali di fronte alla legge. Non c’è alcun atto persecutorio nelle mosse dei 5 Stelle, solo il tentativo di far rispettare quelle leggi che gli stessi che oggi urlano allo scandalo hanno votato.

PD e PDL sembrano formiche impazzite a cui è stato pestato il formicaio, operano nel tentativo di non far crollare il loro castello di sabbia.

Non cambierà molto, e questo il Movimento lo sa. Di Silvio Berlusconi, Grillo e i suoi, ne parlano poco o niente (il popolo ringrazia) da prima delle elezioni. Sanno che è politicamente finito ma che il virus è tutt’altro che debellato.

Il regolamento del Senato articolo 113 al comma 3 parla chiaro. Si legge che le votazioni sulle persone devono avvenire a scrutinio segreto. La giunta ha stabilito che il voto verrà posto sulla decadenza dallo stato di senatore di Berlusconi, quindi riferito allo status di parlamentare e non alla persona. Per questo la decisione di procedere a voto palese in Senato.

Si arriverà  quindi in Parlamento. Se 20 senatori presenteranno richiesta di voto segreto (qualcosa mi dice che 20 li trovano) il Presidente del Senato Grasso sarà costretto a riproporre la questione all’assemblea. E qui si gioca tutta la partita. Quel che è certo è che ci saranno ulteriori risvolti.

Non sarà facile salvarlo questa volta proprio per la presenza dei 5 Stelle. Qualsiasi passo falso verrà amplificato dalla cassa di risonanza di Grillo e Casaleggio e potrebbe costare troppi voti nelle (non) prossime elezioni.

Avevano promesso, quelli del Movimento, di aprire la scatoletta di tonno (così chiamano il Parlamento) e mettere a nudo privilegi, ruberie e scandalosi inciuci. Qualcosa si muove…

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