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Circo equestre sgueglia

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Il regista francoargentino Alfredo Arias, grazie a una coproduzione tra il Teatro di Roma, lo Stabile di Napoli e il Napoli Teatro Festival, fa rivivere con entusiasmante bellezza Circo equestre sgueglia una delle opere più rappresentative e intimiste di Raffaele Viviani, autore napoletano del primo ‘900.

Viviani fa riemergere dall’oscurità gli ultimi, i derelitti, come simboli delle avversità sentimentali a cui tutti, ricchi e poveri, sono sottoposti dalla vita. Una vita circense senza tempo (questo circo di Alfredo Arias potrebbe essere collocato in qualsiasi momento storico) rivive sul palco del Teatro Argentina ogni sera, bohemien di ieri, di oggi e di domani, in un’assoluta condizione di precarietà; i personaggi vivono dentro una bolla ideale che li conserva e difende, ma che potrebbe scoppiare in qualsiasi momento.

Il circo diventa l’unico e ultimo nucleo dove l’uomo crede di trovare rifugio dalle ingiustizie e tradimenti della vita reale, non c’è salvezza al di là del tendone. Viviani racconta le storie di uomini dietro le quinte, non nella loro espressione di artisti circensi; come se la vita consistesse solo di prove e quando si tenta di metterla in scena, superando frustrazioni e passioni inespresse, ci si ritrova soli e perdenti.

Le vicende amorose di questi acrobati, addomesticatori, clown rappresentano l’altalena su cui saliamo a turno noi spettatori. Chi potrebbe mai escludere l’eventualità di ritrovarsi come il clown Samuele, emozionante interpretazione di Sebastiano Gallo, che maschera anche a se stesso il tradimento della moglie Giannina (Giovanna Giuliani) figura saltellante tra il riso e la tristezza, che si fa coinvolgere dal toscano Giannetto (Carmine Borrino).

Anche Zenobia, moglie evanescente rappresentata in tutta la sua fragilità da Monica Nappo, come Samuele si ritroverà abbandonata dal marito Roberto (Francesco Di Leva).

La voce narrante di Marco Gioia, in frac e cilindro, scandisce il ritmo delle vicende, diventando anche esso musica che si aggiunge al linguaggio magico della canzone napoletana di tradizione.

Come per Arteaud, secondo cui il teatro e il suo doppio significa far emergere la vita dell’inconscio, Viviani ci illumina con il suo riso amaro, non basta rappresentare ogni giorno una maschera per essere felici, anche se è quella del clown, “Abbiamo sopratutto bisogno di vivere, e di credere in ciò che ci fa vivere e che qualcosa ci fa vivere”.

Lo spettacolo Circo equestre sgueglia è in scena al Teatro Argentina di Roma fino al 23 marzo e dal 25 marzo al Teatro Stabile di Genova.

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