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Javier Zanetti e i capelli del Capitano

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Ogni tifoseria ha un suo codice e un suo simbolismo. Ci sono certi simboli la cui inconoscibilità non rende degni di essere chiamati Tifosi.

Non è un test e non è una prova, è un dato di fatto. Domenica allo stadio o alla tv o per i più vintage alla radiolina, settimane intere di dissertazioni, blog e siti internet che ne parlano come se fosse una disputa kantiana, con la stessa virulenza e operosità.

Se sei tifoso dell’Inter, non puoi non conoscere i Capelli del Capitano. Socratici, levigati, indistruttibili, eroici: pioggia, sole, tempesta, grandine non possono scalfirli. Visionare le 603 con l’Inter e le oltre mille di tutta la sua carriere, da cima a fondo, per constatare l’impenetrabilità dei capelli del capitano.

Tentativi mal riusciti in ogni angolo del globo, eppure nessuna buona imitazione. I capelli del capitano con il 4 sulla schiena e i polpacci che gridano costanza, lavoro, rivoluzione. Pagine Facebook a celebrarli, giornalisti a cercare di scalfire questo mistero. Un solo monito dal 4: “Non toccate I miei capelli”. Per i più religiosi, Sansone contro I Filistei.

Quando Javier Zanetti parte, lo stadio da un mormorio iniziale fa salire i decibel fino a frequenze rock: ma guardate quei capelli, osservateli con cura, studiateli e solo in quel momento capirete il perché è stato assunto come simbolo.

Se vuoi essere tifoso dell’Inter, devi conoscere uno per uno i capelli del Capitano.

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