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Alice

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Di solito, per liquidare un film dalla regia un po’ troppo statica, si parla di teatro filmato. Alice, lo spettacolo attualmente in scena al Ciro Menotti di Milano, suscita l’impressione opposta: è teatro, ma sembra cinema.

Trattasi di trasposizione sui generis, molto sui generis, dell’opera di Lewis Carroll. Alice è sempre lei, la ragazza che ha attraversato lo specchio, ma stavolta il Paese delle Meraviglie ha l’aspetto ben poco meraviglioso della stanza imbottita di un ospedale psichiatrico. I personaggi del romanzo, dal Bianconiglio alla Regina Rossa, da Humpty Dumpty al Cappellaio Matto, appaiono e scompaiono nella cella di Alice come allucinazioni, in un crescendo di atmosfere oniriche e disturbanti.

Il primo artefice del clima di straniamento che si respira per tutti e settantacinque i minuti di rappresentazione è lo scenografo, Matteo Tarasco, che in questo caso coincide anche con il regista. Sua l’idea di mostrare l’azione dall’alto: quella che per il pubblico è la quinta, per i personaggi è il pavimento della stanza, come se stessimo guardando all’interno attraverso un tetto sfondato. Per buona parte dello spettacolo gli attori recitano di conseguenza, spostandosi tramite appigli ed elementi scenografici su una parete verticale. L’impressione è che stiano lottando contro una gravità instabile e ostile.

Sembra cinema, si diceva. La cartella stampa parla di Tim Burton, ma durante la visione io ho pensato più spesso agli incubi visionari di David Lynch, coniugati a un’estetica da horror di ultima generazione. Merito anche dei costumi, a metà strada tra i conigli di Inland empire e i mostri di Silent Hill; dell’uso quasi subliminale di luci, musiche ed effetti sonori; e, di nuovo, merito della scenografia, che impiegando scale, botole e porte segrete trasforma un singolo ambiente in un labirinto degno di un quadro di Escher.

Al centro di questo impressionante complesso di elementi scenici e scenografici, tuttavia, resta comunque l’elemento umano. Romina Mondello, reduce dalla collaborazione con Terrence Malick in To the Wonder, dà vita a un’Alice vibrante e spettrale.

La affiancano Salvatore Roncatore, Odette Piscitelli e Federica Rosellini, che incarnano a turno tutti gli altri personaggi, alternando toni, registri e accenti diversi.

Tra le righe di Alice, volendo, si può leggere la storia di una giovane donna che sceglie di vivere fuori dalle convenzioni e finisce col pagarne amaramente il prezzo. Ma non è indispensabile cercare un filo logico: potete anche lasciare la razionalità al guardaroba insieme al cappotto, per poi abbandonarvi al flusso di uno spettacolo che bypassa la coscienza e si collega direttamente al subconscio.

Alice è in cartellone al teatro Menotti fino al 23 marzo.

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