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5 idee per rendere più interessante MasterChef

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Dopo le prime quattro puntate, posso dirlo: MasterChef è noioso.

Forse non lo sarà in senso assoluto, tipo le lezioni in tv della Uni Nettuno alle 4 am con la caponata sullo stomaco; forse è una questione di aspettative disattese legate alla prima serata e alla saturazione da promo e strisce quotidiane. Forse è una cosa risolvibile, con un cambio di prospettiva e qualche aggiustamento.
Io, ad esempio, ho ricollocato la visione di MasterChef al lunedì mattina, mentre stiro: tra le nuvole di vapore del ferro e considerando le volte in cui inseguo per la casa mia figlia unenne, direi che diventa quasi godibile.
N.B: non si tratta di snobismo. Una che guardava Occhio alla Spesa con continuità, non può essere accusata di snobismo televisivo.

Buona parte della noia è generata, a mio avviso, dalla scrittura del programma : le millantate super-novità nel format (angolo discussione dei giudici, ricompense per i vincitori delle prove, ospiti e tipologie prove in esterna) sono in realtà cose già viste nell’edizione USA ed essendo quest’ultima stata trasmessa sullo stesso canale, in versione tradotta, fino a una settimana prima dell’edizione italiana, è difficile non averla come riferimento.

Detto questo, visto che Maria De Filippi insegna che le critiche vanno bene soltanto se costruttive, ecco 5 spunti per rendere più avvincente il programma:

1. Ci vuole un cattivo vero. 

Qualsiasi narrazione epica, degna di questo nome, ha una forza oscura contro la quale combattere; l’idea che Rashida possa fungere da Voldemort, per le restanti 8 puntate mi pare un po’ forte. Magari 2 le si possono anche tirare, ma 8 no.
Svilupperei l’idea di Beatrice che copia Eleonora, ma renderei la trama più dark: Beatrice inizia copiando il timballo di riso al nero di seppia con tartare di gamberi dando il via ad un’inquietante escalation psichiatrica che la porta ad immedesimarsi totalmente nella vicina di banco, tagliandosi i capelli. Tipo Jennifer Jason Leigh in Inserzione Pericolosa.

2. Ci vuole più azione. 

A trovarsi davanti un pezzo di carne morta da cucinare son buoni tutti. Immaginate se dalla prossima Mystery Box gigante, anziché l’ormai addomesticata Tiziana, uscisse un temibile calamaro gigante. Vivo. I concorrenti dovrebbero unire le forze, sotto il saldo comando di Salvatore/Capitano di Lungo Corso, per domarne la forza primordiale , utilizzandolo per sfamare tutta Olbia nella Sagra del Calamaro. Ho in mente un mulinare di coltelli Miracle Blade, nonché un attacco finale con tanto di tranello per farlo sprofondare in frittura in una piscina di olio di semi.

3. Ci vuole più rispetto.

Alla mal contata, il cestino “ricco” messo a disposizione per l’Invention Test di giovedì scorso, avrà avuto un valore commerciale di 80/100 euro, quello povero 10/12 euro. Ecco, va bene che sei cuoco amatoriale e che farai un botto di scarti che poi la produzione elargisce agli enti caritatevoli di Milano e siamo tutti contenti, ma a casa mia con cento euri ci do da mangiare quantomeno a una dozzina di persone e rigorosamente dei mappazzoni. Più rispetto per me, dunque, grazie.

4. Ci vuole più Giorgione. 

Nel senso di Giorgione di Orto e Cucina. Lui sì che ha un’idea di impiattamento controcorrente.

5. Ci vogliono più zombie/esplosioni. 

Gli zombie e le esplosioni ci stanno sempre bene. Ovunque. Come il glutammato di sodio e il glitter.

Sebbene sia assolutamente convinta dell’impagabilità di questi preziosissimi suggerimenti, sono consapevole di come la tv in Italia sia scarsamente lungimirante o innovativa. Quindi temo che, a breve e salvo colpi di scena, abbandonerò MasterChef per abbracciare The Apprentice. Perché il Bria non delude. Mai.

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