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5 cose che non funzionano nell’Inter di Mancini

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L’esordio di Roberto Mancini in casa con l’Inter non poteva andare peggio. Inter-Udinese finisce 1-2, partita orrenda nel secondo tempo dei nerazzurri e vittoria di Strama e Stankovic, si proprio loro.

Prima di andare a vedere 5 cose che non funzionano nell’Inter di Mancini sottolineiamo la grande accoglienza che ha ricevuto Dejan Stankovic, una leggenda nerazzurra tuttora amatissima, e l’affetto per Andrea Stramaccioni, che pur avendo lasciato al termine di un stagione brutta e sfortunata è rimasto nei cuori neroblu: l’inizio splendido di quell’Inter, la vittoria a Torino contro la Juve (l’ultima grande partita dell’Inter che ricordi), la simpatia e la sfrontatezza.

Ieri hanno avuto la meglio loro al comando dell’Udinese, l’impressione è che gli sia bastato poco per portare a casa i tre punti: davanti infatti avevano confusione e paura. Ma torniamo alle note dolenti.

5 cose che non funzionano nell’Inter di Mancini

1) Ranocchia. Disastro in campo, dove ogni partita lascia il segno bucando più volte o lasciandosi sorprendere in area, non è da meno fuori nelle chiacchiere. Ha iniziato la stagione parlando di Champions, poi settimana scorsa si è fatto un giro in Gazzetta facendo proclami a tutto spiano. Chi se ne frega cosa dice Ranocchia, dite voi? è il capitano. E questa non è una buona notizia per l’Inter.

2) Guarin. È quasi ammirevole l’insistenza con cui gli allenatori lo mettono in campo. Probabilmente ogni allenatore che arriva ne vede qualità fisiche e buone prestazioni in allenamento. È ammirevole perché in campo fa una cosa buona e 99 sbagliate. Giocatore inspiegabilmente senza un senso, si può amare per qualche partita poi è difficile sopportarlo. Il suo modo di giocare fa pensare a qualcosa che si avvicina al concetto di stupidità.

3) Personalità. La squadra ieri dopo aver subito il pareggio si è dissolta nel panico e nelle sue paure. Dopo aver regalato l’1-2 non ne parliamo, il nulla più totale. Eppure giocatori alle prime armi non ce ne sono in campo.

4) Confusione. La mancanza di carattere si concilia bene probabilmente con le poche idee ma confuse che ha in testa la squadra. In Inter-Udinese (ma anche in Roma-Inter) si arriva alla trequarti poi si spegne la luce e parte uno di quei cross inutili (di solito sono Dodò, Nagatomo e Guarin a passarla al portiere) che andrebbero banditi dal gioco del calcio.

5) Kovacic e le ali. Mateo Kovacic è alla terza stagione all’Inter (è arrivato a gennaio nell’anno di Stramaccioni) e continua ad alternare partite in cui sembra in crescita a periodi di appannamento totale. Non aiuta la nuova posizione che gli ha dato Mancini ma quello visto negli ultimi due mesi è un giocatore fragile (lo sposti con un grissino) che fa sempre la stessa cosa: parte in velocità e poi sbaglia il passaggio. Non meglio le ali: dopo un inizio convincente Dodò è tornato nell’iperuranio e Nagatomo ne azzecca poche. Visto che i cambi si chiamano D’Ambrosio e Johnatan siamo messi male.

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