ZTL Wake Up Treviso: intervista al collettivo5 min read

20 Maggio 2014 Società -

ZTL Wake Up Treviso: intervista al collettivo5 min read

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ztl wake up trevisoMolte sono le ragioni per interessarsi all’esperienza del collettivo ZTL Wake Up Treviso. Intanto, la collocazione geografica, in una città ritenuta ostica e benpensante, per di più nel bel mezzo di un passaggio epocale al termine di un ventennio leghista segnato dalla figura dello sceriffo Giancarlo Gentilini. Poi, i temi di cui si occupa: diritto alla casa (attualmente una delle istanze principali dei movimenti sociali italiani), beni comuni (altro tema centrale nel movimentismo italico), droghe, migrazioni e giovani tra gli altri.

Ancora, la possibilità di condividere delle riflessioni sull’uso simbolico e concreto dello spazio e sul conflitto sociale. E, infine, l’opportunità di cogliere una realtà informale sul punto di trasformarsi in un centro sociale.

Di tutto questo abbiamo chiacchierato con i giovani del collettivo ZTL Wake Up Treviso, ed ecco l’intervista.

Cos’è ZTL Wake Up Treviso?

ZTL sta per Zona Temporaneamente Liberata, e si ispira all’esperienza inglese delle TAZ, Temporary Autonome Zone. Formalmente nasce nel 2012 con l’occupazione dell’ex Telecom a Treviso. Per molti di noi era la prima esperienza di occupazione. La spinta emotiva è stata un evento drammatico, la morte di un ragazzo molto noto in città e vicino alle nostre idee, Alberto Feltrin: volevamo organizzare un concerto in sua memoria e avevamo chiesto uno spazio al comune di Treviso. Dato che ci era stato negato, ci eravamo spostati a Silea (un paese della cintura urbana, ndr) dove c’è un’amministrazione più attenta ai nostri temi. In quell’occasione si è creata un’energia emotiva che volevamo consolidare in qualcosa di strutturale. Anche grazie al contributo della sezione locale di Italia Nostra, che mappa i luoghi urbani dismessi ed inutilizzati, siamo divenuti più coscienti di ciò che c’era, e c’è, da fare: riqualificare quei buchi neri che interrompono il tessuto urbano, dire stop alla cementificazione e chiedere uno spazio di espressione per i giovani.

In cosa consistono le occupazioni di ZTL Wake Up Treviso?

Le occupazioni portate avanti da ZTL Wake Up Treviso consistono nel mettere in agibilità l’immobile: puliamo gli interni e i giardini, imbianchiamo, portiamo l’elettricità se serve. Nel periodo in cui avevamo i locali a disposizione ne facilitavamo il riuso: aule studio, eventi/concerti per autofinanziarci. Le nostre occupazioni hanno spesso beneficiato di qualche piccolo aiuto da parte del vicinato e della parrocchia. Insomma, abbiamo cercato di coinvolgere la gente e, come minimo, abbiamo percepito della tacita solidarietà. Ora siamo dal 2011 in questo edificio vicino alla stazione, la Casa dei Beni Comuni, che è un po’ un porto per noi come per altre associazioni qui ospitate.

Cosa sono per voi i beni comuni? E qual è la nozione di cittadinanza che rispecchiano?

Uno spazio può essere privato o pubblico. Ma quello pubblico può diventare dannoso se non viene utilizzato per molti anni, perché non risponde più all’interesse (pubblico, appunto) per il quale è stato istituito. Diventa dannoso per la collettività, è spazio sottratto alla socialità, alla cultura, all’aggregazione giovanile. Comune invece è a metà tra privato e pubblico, è collettivo in senso reale. Il cittadino che partecipa alla realizzazione dei beni comuni è più libero, ha più modi di esprimersi, di dire la sua, e noi siamo per la libertà di espressione e di scelta in ambito culturale ed artistico.

ztl wake up trevisoZTL Wake Up Treviso si sta costituendo come centro sociale: è un momento di stato nascente, piuttosto affascinante. Quali sono i vostri obiettivi? Che rapporti avete con il territorio?

Intanto puntiamo ad uno spazio idoneo: abbiamo partecipato a un bando del comune di Treviso, e speriamo vivamente di vincerlo! Intendiamo il centro sociale come spazio autogestito e dialoghiamo, oltre che con le associazioni ospitate qui nella CasaBC, con Arci, Italia Nostra, Legambiente, le associazioni LGBT. Questo dialogo vuole essere anche conflittuale, di confronto se necessario. Non abbiamo per ora rapporti col mondo cattolico. Abbiamo unità di intenti con ASC (Agenzia Sociale per la Casa di Venezia), e facciamo parte della rete dei Centri Sociali del Nordest. La lotta per la casa per noi è fondamentale. Il problema di base è che l’Ater (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale, che si occupa di edilizia residenziale pubblica, ndr) ha un sacco di case vuote ed inagibili, ha pochi fondi da investire nelle ristrutturazioni ed è un ente burocratico lontano dalle realtà concrete dei singoli comuni. Siamo insomma per la “liberazione dall’Ater”, cerchiamo di ostacolare gli sfratti che ci sembrano ingiusti, partecipiamo alle manifestazioni nazionali pro-casa, e così via. Tra l’altro ZTL Wake Up Treviso rappresenta anche un luogo di aggregazione per quei giovani che, altrimenti, avrebbero lasciato la città per fare l’università altrove; grazie a noi, possono restare qui e frequentare le facoltà vicine. Questo ci sembra un grande risultato.

ZTL Wake Up Treviso si propone come una realtà inclusiva o volete essere antagonisti ed oppositivi?

La partecipazione al bando rappresenta un segnale nella prima direzione. Comunque è sicuramente positivo che in una città ci sia della conflittualità sociale sana, fisiologica. Il conflitto sociale è nell’ordine delle cose e noi possiamo ben dirlo perché le cose che abbiamo e in cui crediamo ce le siamo sudate! Anche facendo vedere a certa sinistra “in poltrona” che le cose si fanno in questo modo, che così si ottengono certi risultati. D’altra parte il centro sociale per noi non è un traguardo, ma una tappa per elaborare altri stimoli, come ad esempio le varie istanze anti-pro(ibizioniste), a cominciare dalle cosiddette droghe leggere, cui noi aderiamo.

Vorrei concludere con una piccola riflessione sullo spazio. Secondo la vostra esperienza, cosa si può dire sulla gestione dello spazio, i suoi simboli, il problema dell’esclusione/inclusione in una cittadina-bomboniera e spesso ritenuta un po’ benpensante come Treviso?

In effetti ci sono spazi (pubblici) di esclusione. Il centro storico ad esempio è una zona a rischio per molti migranti, che con varie scuse vengono spesso multati. Poi scarseggiano i mezzi pubblici di collegamento tra il centro e i paesi vicini, e avvertiamo una certa contrapposizione tra il centro/vetrina e alcuni quartieri ghetto. Difficile trovare concretamente spazi per i giovani, la città è antica si sa, per cui pare che sia più importante non rovinare i marmi del selciato che concedere uno spazio per lo skate.

Immagini | ZTL Wake Up Facebook

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Aspirante antropologo, vive da sempre in habitat lagunar-fluviale veneto, per la precisione svolazza tra Laguna di Venezia, Sile e Piave. Decisamente glocal, ama lo stivale tutto (calzini fetidi inclusi), e prova a starci dietro, spesso in bici. Così dopo frivole escursioni nella giurisprudenza e nel non profit, ha deciso che è giunta seriamente l'ora di mettere la testa a posto e scrivere su tutto quello che gli piace.
4 Commenti
  1. Giuseppina

    Problemi importanti e gravi che i giovani più coscienti delle proprie responsabilità ed anche del proprio coraggio dovrebbero cercare di risolvere con il dialogo e la partecipazione.

  2. pier

    ''giovani responsabili del proprio coraggio'' non aggiungo altro. Troppo vero, importante, raro (e continaumente minato)

  3. Giuseppina

    Purtroppo manca la collaborazione tra famiglia e scuola.

  4. pier

    ci vorrebbe, ex ante, la collaborazione scuola/Stato!

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