Dieci cose su Wimbledon 20157 min read

13 Luglio 2015 Uncategorized -

Dieci cose su Wimbledon 20157 min read

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wimbledon 2015
@Wimbledon

1. Wimbledon 2015 – Il trionfo Novak Djokovic

Morto sulla terra, risorto sull’erba. A fine anno Novak Djokovic potrebbe davvero maledire Stan Wawrinka, reo di avergli tolto il primo titolo al Roland Garros e soprattutto la possibilità di completare il Grande Slam nell’anno solare. Avrebbe potuto pagare cara quella sconfitta Nole, invece da fuoriclasse qual è ha reagito andandosi a prendere il suo terzo titolo a Wimbledon, il secondo consecutivo. Per tutto il torneo ha giocato con il freno a mano tirato: non aveva bisogno di accelerare, forse giusto un po’ quando si è trovato sotto di due set contro Kevin Anderson, per il resto ha controllato in scioltezza e nel match decisivo ha tirato fuori il meglio. È questo quello che sanno fare i migliori, e oggi Novak conferma ancora una volta di essere il migliore.

2. Andarci vicino, di nuovo. Roger Federer e il tabù 18°

Per il secondo anno di fila Roger Federer deve accontentarsi del piatto del finalista, lui che sognava lo Slam numero 18, come lo sognavano milioni di tifosi e quasi tutti i presenti sul Centre Court. La sua occasione l’ha avuta sul 4-2 del primo set: avesse vinto quel parziale forse la partita avrebbe preso un’altra piega, invece ha ceduto subito la battuta e da quel momento ha iniziato a fare a botte da fondo contro un mostro come Djokovic, riducendo quelle variazioni e quelle discese a rete che nei primi 7 giochi stavano dando i frutti sperati. Grazie a un paio di numeri d’alta scuola è riuscito a vincere il secondo set, ma le sensazioni non erano comunque positive: stava giocando bene… Ma nel modo sbagliato. A fine partita ha ribadito di aver ancora fame di vittorie importanti, ma più il tempo passa e più le possibilità diminuiscono.

3. Wimbledon 2015 – A volte ritornano: Richard Gasquet

Sembrava tutto apparecchiato per delle semifinali di fuoco con tutti i primi 4 del tabellone, evento che non si verifica dal 1995 (all’epoca Pete Sampras, Andre Agassi, Boris Becker e Goran Ivanisevic), invece a far saltare il banco ci ha pensato Richard Gasquet, bravissimo e per una volta coraggioso nella furiosa battaglia contro Stan Wawrinka, eliminato al quinto set. Il francese non è mai stato un cuor di leone e se a questo aggiungiamo degli evidenti limiti tecnici (poca potenza nei colpi, dritto mediocre, tendenza a giocare lontanissimo dalla riga di fondo) ecco perché non è mai andato oltre la posizione numero 7 della classifica mondiale, giocando “solo” tre finali Slam, numeri che poi tanto brutti non sono. Per tornare tra i migliori 4 a Wimbledon ha impiegato otto anni e tutto sommato è stata una gradevole sorpresa.

4.  La maledizione di Rafa Nadal

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Dustin Brown ha eliminato Rafa Nadal al secondo turno | @Wimbledon

Parlare della sconfitta di Nadal potrebbe risultare un tantino noioso, è appurato che Rafa sia in un momento di profonda difficoltà e in fondo sono anni che ai Championships viene malmenato da gente più o meno sconosciuta. Vale però la pena di soffermarsi su un paio di cose, ad esempio sul giustiziere dello spagnolo ovvero Dustin Brown, un ragazzo mezzo tedesco e mezzo giamaicano dal tennis incredibilmente divertente, vittima anche lui della maledizione di Rafa: quando un giocatore batte Nadal a Wimbledon perde subito dopo al turno successivo. Ecco l’altro aspetto interessante del paragrafo-Nadal, l’anatema a quanto pare può essere anche trasferibile, fateci caso: Nadal ha perso da Brown, che ha perso da Trocki, che ha perso da Pospisil, che ha perso da Murray, che ha perso da Federer, che ha perso da Djokovic. Forte vero?

5. Chi fermerà Serena Williams?

Un treno in corsa che travolge tutto ciò che incontra e ha un solo e unico capolinea: la vittoria. Con quello di quest’anno i “piatti” di Serenona diventano 6, così come gli Slam diventano 21 (-1 da Steffi Graf) e i “Serena Slam” (vincere consecutivamente i 4 Major in anni solari differenti) diventano due: ci era già riuscita fra il 2002 e il 2003, 12 anni dopo ripete l’impresa grazie al sesto successo sull’erba di Wimbledon. Hanno provato a fermarla una bravissima Heather Watson, arrivata a due punti dalla vittoria, e una sempre più convincente Vika Azarenka. Serena le ha rispedite al mittente, ha travolto Sharapova e arginato Muguruza, e adesso appuntamento a New York per il Gr… ah già, meglio non nominarlo, che altrimenti s’arrabbia.

6. Il nuovo che avanza: Garbine Muguruza

Finalista a sorpresa, ma destinata a diventare un’habitué nei grandi appuntamenti. Garbine Muguruza ha scelto l’edizione 2015 dei Championships per affermarsi come grande giocatrice, e pensare che nei tornei di preparazione sull’erba aveva combinato poco e niente. Invece la 22enne spagnola (di mamma venezuelana), due volte quartofinalista a Parigi, si è consacrata sui prati londinesi battendo giocatrici del calibro di Kerber, Wozniacki, Bacsinszky e Radwanska. In finale ha dovuto inchinarsi anche lei a Super Serena, ma ha destato comunque una buona impressione e ha tutte le carte in regola per poter diventare una giocatrice da titolo Slam (basterà migliorare dalla parte del dritto). Può consolarsi con l’ingresso tra le top 10, ma le manca veramente poco per potersi giocare con continuità i trofei più importanti.

7. Petra Kvitova e altre eliminazioni precoci

Le eliminazioni precoci non sono mancate nel torneo femminile: Halep e Bouchard al 1°turno, Ivanovic e Makarova al 2°, Kerber e Lisicki al 3, ma quella che ha lasciato davvero il segno è stata la sconfitta di Petra Kvitova contro Jelena Jankovic nel match dei sedicesimi. La ceca è una giocatrice terribilmente discontinua, ma non sull’erba, dove solitamente è una garanzia; ha vinto due volte il torneo di Wimbledon e solo da ragazzina ha mancano l’accesso ai quarti, anche quest’anno sembrava essere l’unica alternativa valida alla Williams e le premesse erano ottime: due massacri sportivi alle povere Kiki Bertens (maltrattata in 35 minuti appena) e Kurumi Nara. Poi la Jankovic, un primo set che fila via liscio e all’improvviso qualcosa si spegne, perde il secondo 7-5 e il terzo 6-4. Torneo finito e la sensazione di aver ancora una volta buttato via delle qualità uniche nel circuito WTA.

8. A volte ritornano/2: Martina Hingis

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Martina Hingis e Sania Mirza, hanno vinto il torneo di doppio femminile | @Wimbledon

Non poteva certo passare inosservata la doppietta di Martina Hingis, trionfatrice sia nel doppio femminile che nel doppio misto. La campionessa svizzera è tornata a vincere un torneo Major dopo 13 anni (l’ultimo era stato l’Australian Open 2002, in coppia con Anna Korunikova), addirittura 17 ne sono passati dall’ultimo titolo a Wimbledon, in coppia con Jana Novotna, la stessa giocatrice contro cui un anno prima aveva ottenuto il primo e unico successo in singolare ai Championships. Insieme all’indiana Sania Mirza, la Hingis ha superato in finale le sprecone Makarova/Vesnina e non contenta si è ripetuta il giorno dopo vincendo il doppio misto in coppia con l’immortale Leander Paes, con il quale aveva già fatto il colpaccio agli Australian Open.

9. Wimbledon 2015 e gli italiani

Non c’erano grandissime aspettative anche se qualche rammarico resta, soprattutto per Camila Giorgi, che prometteva fuoco e fiamme e invece si è sciolta inspiegabilmente contro Caroline Wozniacki, giocatrice top ma non esattamente un’amante dell’erba. Fabio Fognini aveva una buona occasione di fare strada, invece Vasek Pospisil si è dimostrato più bravo di lui sull’erba. Andreas Seppi ha fatto quello che poteva, è arrivato fino al terzo turno dove ha trovato un proibitivo Andy Murray, a cui comunque ha strappato un set. Il premio sfiga del torneo invece se lo aggiudica Simone Bolelli: sorteggiato al primo turno con Kei Nishikori, gioca una bellissima partita contro il numero 5 del mondo, perde al quinto dopo aver fatto partita pari e due giorni dopo il giapponese non scende in campo per il riacutizzarsi del problema al polpaccio accusato durante il torneo di Halle.

10. Certezze che cadono

Wimbledon è finito, ma la sua magia resta, le sue tradizioni secolari quali l’obbligo di utilizzare il bianco per il vestiario dei giocatori, la colazione con fragole e panna (immangiabili si dice), la middle Sunday, la classica pioggia londinese e le temperature autunnali… Un momento, avete detto pioggia e temperature autunnali? Allora come la spiegate la totale assenza di precipitazioni nella prima settimana e il caldo torrido con termometro che ha toccato i 37, trentasette, TRENTASETTE gradi? A Londra. Londra. Mai si erano registrate temperature simili a Wimbledon durante il torneo, un evento unico che in fondo non ci è dispiaciuto perché ci ha permesso di goderci tutto il torneo senza la minima interruzione. Però, insomma, se persino queste certezze cominciano a vacillare…

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Classe 1991, nato a Palermo e cresciuto a pane (e panelle), Milan e fumetti Disney. Folgorato da Federer durante Wimbledon 2003, ho iniziato ad interessarmi anche al tennis, praticandolo da autodidatta e con pessimi risultati. Divoratore di pizza, appassionato e ossessionato da ogni tipo di statistica, studio Comunicazione ma odio comunicare.
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