Usa: l’inizio di una nuova era petrolifera o un cambio di regole necessario?5 min read

2 Luglio 2014 Mondo Politica -

Usa: l’inizio di una nuova era petrolifera o un cambio di regole necessario?5 min read

Reading Time: 5 minutes
USA: l’inizio di una nuova era petrolifera

È veramente la fine di 40 anni di divieto di esportazione del petrolio per le società estrattrici americane? La settimana scorsa la notizia che il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti abbia autorizzato due imprese, con sede in Texas, di esportare petrolio di condensa – idrocarburi leggeri recuperati dai pozzi di petrolio e di gas – ha creato molto rumore sui media ed ha avuto effetti immediate sui mercati finanziari con la vendita di molte azioni di raffinerie americane. Questo precedente potrebbe aprire la strada alla semplificazione delle regole che disciplinano l’esportazione di petrolio marchiato USA.

La verità sugli effetti risultati di questo cambio di marcia non è ancora chiara. Harold York, Principal Analyst della Wood Mackenzie ha dichiarato: “non esaltiamoci ai primi squilli di tromba”, continua Andy Weissman, Senior Energy Consultant presso lo studio legale Haynes&Boon: “Penso che sia molto importante, ma è una sentenza molto tecnica, mette più che altro i puntini sulle ‘i’ su norme già esistenti”. Di fatto l’autorizzazione rilasciata prevede che olio crudo molto leggero, solo minimamente trasformato, può essere esportato all’estero senza una licenza.

Sulla notizia pubblicata in anteprima dal Wall Street Journal, è arrivata anche la precisazione della Casa Bianca:

Ci sono stati cambiamenti nella politica di esportazione del petrolio è vero, ma rimane illegale esportare greggio americano. Già oggi i produttori di petrolio sono autorizzati ad esportare prodotti petroliferi lavorati, ora stiamo verificando se i quantitativi di petrolio di condensa siano tali per l’esportazione.

USA: l’inizio di una nuova era petrolifera

In realtà i produttori petroliferi americani esportano petrolio condensato già da qualche anno, facendoli risultare come ‘pentani plus’. Secondo i dati della US Energy Information Administration, fino a dieci anni fa gli Stati Uniti esportavano 1.000 barili al giorno, ma da quando c’è stato il boom del Great American Oil And Gas, le esportazioni sono salite a 32.000 barili al giorno del 2010 fino ai 200.000 barili al giorno quest’anno. Questi numeri stanno facendo riflettere l’amministrazione USA a regolamentare un mercato in forte espansione. I principali raffinatori ed i giganti dei gasdotti come Valero, Kinder Morgan KMI e Marathon Petroleum stanno investendo da diversi anni grossi ingenti di capitali in “mini-raffinerie” per intercettare i flussi di idrocarburi liquidi volatili che inondano i campi di scisto del Texas.

Ma non è questo l’elemento ‘destabilizzante’ e anomalo che emerge dai recenti avvenimenti. La richiesta di liberalizzare le esportazione è arrivato non dalle società di raffinazione e gestione delle condotte, principali attori del mercato, bensì da una società di produzione di petrolio indipendente la Pioneer Natural Resources.

Da anni ormai, la produzione americana di oli e altri liquidi derivati dal petrolio è esploso da 5,5 milioni di barili al giorno del 2006 agli 11,3 milioni di barili al giorno dello scorso aprile. Le compagnie petrolifere fanno notare come oramai si estrae più petrolio di quanto le raffinerie riescano a gestire, con il rischio di dover fermare le perforazioni e fermare le piattaforme, da qui la richiesta di liberalizzare le esportazioni come di recente fatto per il gas naturale. Se questo avvenisse, secondo le stime di Pioneer Natural Resources e aziende sorelle come Continental Resources CLR, Chesapeake Energy CHK e Devon Energy DVN, la costruzione di mini-raffinerie nei loro impianti comporterebbe una produzione aggiuntiva di olio e altri liquidi pari ad 1 milione di barili al giorno. I dati vengono confermati anche dagli analisti di Wood Mackenzie, i quali calcolano che tra oggi e il 2020 le aziende perforatrici potrebbero incrementare la produzione di petrolio di 4 milioni di barili al giorno, portando l’offerta interna USA a 15 milioni di barili al giorno. Ad oggi però, i produttori di petrolio lamentano il fatto che hanno canali limitati per il loro greggio leggero, dato che la capacità di raffinazione degli Stati Uniti è strutturato per accogliere olio pesante dal Venezuela, Messico e Canada.

USA: l’inizio di una nuova era petrolifera

Il mese scorso, la società di ricerca energetica IHS ha pubblicato un rapporto affermando che l’abolizione del divieto efficace delle esportazioni potrebbe ridurre i prezzi della benzina negli Stati Uniti e aumentare la produzione di greggio nazionale di quasi il 30 per cento.

Se abbinato a questo si considera che le importazioni americane di greggio e di prodotti petroliferi sono scesi dai 14,5 milioni di barili al giorno nel 2006 ai 9,6 milioni di barili al giorno dello scorso aprile. Nello stesso tempo le esportazioni di prodotti come benzina, diesel e condensati sono passati da 1,4 milioni di barili al giorno del 2006 ai 4 milioni di barili al giorno dell’Aprile 2014.

Non è chiaro quanto greggio di condensa potrebbe essere esportato degli Stati Uniti e quali sia la domanda globale. Come dichiarato da Turner di Mason&Auers. “Quanto, non lo so. È una storia che è ancora in via di sviluppo. I potenziali mercati comprenderebbero Asia per l’industria petrolchimica e Sud America, che potrebbe utilizzare condensa per diluire l’olio pesante per il trasporto pipeline”.

Ma oltre ai benefici positivi per la produzione di petrolio ci sono dei rischi. I sostenitori delle restrizioni dicono che la politica protegge i consumatori degli Stati Uniti dalle fluttuazioni del prezzo del petrolio. Il senatore Ed Markey del Massachusetts ha dichiarato “Il Congresso ha introdotto questo divieto di esportazione di olio. Dovrebbe essere il Congresso a decidere quando e come cambiarlo, non attraverso una sentenza privata da parte del Dipartimento del Commercio, senza dibattito pubblico”. A tal proposito, Giovedì, una sottocommissione della Camera dei Rappresentanti terrà un’audizione sul tema “la mancata corrispondenza tra le forniture di petrolio prodotte e la capacità del settore della raffinazione per la produzione in prodotti utili.”

Le attuali restrizioni, erano state introdotte in risposta all’embargo petrolifero arabo del 1973 e non sono un divieto totale. Produttori di petrolio possono esportare petrolio in determinate condizioni, in Canada per esempio, dove le esportazioni americane sono quadruplicati negli ultimi cinque anni. Eppure, meno del 2 per cento del petrolio prodotto negli Stati Uniti viene venduto al di fuori dei suoi confini.

Un cambiamento formale per le politiche di esportazione è molto improbabile che avvenga prima delle elezioni di medio termine di novembre, dicono gli esperti, ma il ministro dell’Energia Ernest Moniz ha segnalato la volontà di riesaminarla nei prossimi mesi. Secondo Wood Mackenzie se saranno confermate la crescita della produzione e delle esportazioni di benzina, diesel, condensato, e la riduzione dei consumi interni di carburante grazie all’utilizzo di autoveicoli più efficienti e meno inquinanti come richiesto dalla normativa promossa dall’amministrazione Obama, entro la fine del decennio gli Stati Uniti potrebbe davvero diventare un esportatore netto di petrolio. È ancora una storia in via di sviluppo.

Fonti: Wall Street Journal, New York Times, Natural Geographic USA

Immagini| Sokratis| Il Fatto| Internazionale

CONDIVIDI

Fondatore di Climalia, prima società italiana di servizi climatici per la resilienza territoriale. Collabora con il Kyoto Club come responsabile della cooperazione internazionale e come esperto di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. Consulente del Ministero dell’Ambiente, Acclimatise UK, AzzeroCO2 e Commissione Europea.
2 Commenti
  1. Daniele

    Quindi la famosa storia del picco del petrolio, della quale tanto si è discusso negli ultimi anni, era una bufala?

  2. Piero Pelizzaro

    L'articolo non dice che sono stati trovati nuovi pozzi dove estrarre petrolio ma tratta il tema del recupero del greggio che oggi viene perso nei processi di trasformazione. Il picco del petrolio é un tema Molto importante e ancora Molto discusso in quanto le nuove esplorazioni avvengono in zone molte remote e a profondità dove non è garantita l'estrazione, vedi al polo come nel golfo del Messico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Iscriviti alla niusletter e resta aggiornato

Lascia la tua email qui sotto e rimani aggiornato con le ultime novità dal Blog di Le Nius
Puoi annullare l’iscrizione in qualsiasi momento facendo clic sul collegamento nel footer delle nostre e-mail. Per informazioni sulle nostre pratiche sulla privacy, trovi il link qui sotto.

Su cosa Vuoi Rimanere Aggiornat*?

Scegli lo scopo per cui vuoi ricevere le nostre Niusletter. Scegli almeno un’opzione per permetterci di comunicare con te

TORNA
SU