Tiri Mancini2 min read

4 Novembre 2015 Uncategorized -

Tiri Mancini2 min read

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tiri mancini roberto
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Alzi la mano chi, alla lettura delle formazioni prima di Inter-Roma, non ha pensato “Roberto Mancini è impazzito”? Bene, direi che il numero di mani alzate sono decisamente poche. Oggettivamente era difficile avere un pensiero positivo: niente Kondogbia (e va bene), niente Icardi e al suo posto Ljajic con Jovetic centravanti, ma soprattutto D’Ambrosio e Nagatomo in campo insieme dal 1′. Due che non partivano titolari contemporaneamente da Genoa-Inter 3-2, nelle cui pagelle sono arrivati al 10 (ma insieme). Su Twitter ho assistito a vere e proprie scene di panico, condite dalle bestemmie più fantasiose. Insomma, sembravano essere una serie di pazzie una dietro l’altra. E invece Roberto Mancini ha avuto ragione.

Il copione è stato chiaro, fin dall’inizio: palla alla Roma, noi siamo discretamente bravi a difenderci, poi davanti tra Ljajic, Perisic e Jovetic qualcosa salterà fuori. Che, in fondo, non è tanto diverso da quanto fatto dalla stessa Roma contro la Fiorentina (anche se gli attaccanti giallorossi sembrano sapere cosa fare quando ripartono). Un piano perfetto sulla carta, realizzato poi decentemente, almeno nel primo tempo. Il gol di Medel arriva così, invenzione di Jovetic, poi Szczęsny ci ha messo del suo. Un piano fin troppo umile, per quello che Mancini ci aveva abituato a vedere dal suo ritorno all’Inter. Lo stesso Garcia si è stupito, pensava che i nerazzurri avrebbero giocato la solita partita, con pressing e difesa alta, invece non è stato così.

È stato un tiro mancino. O una serie di Tiri Mancini, se volete. Siamo rimasti spiazzati, perché era da un po’ che non ci si stupiva in senso positivo. Poi, certo, serve anche altro oltre alle scelte positive. Serve la scarsa mira della Roma, serve un Dzeko in serata che manco in scapoli-ammogliati, serve un rosso (giusto) forse nel momento peggiore e così via. Perché per lunghi tratti Mancini ha rischiato di passare di nuovo da genio a pirla, viste le difficoltà della squadra e i pericoli corsi dalla difesa fino al rosso di Pjanic. Però la sensazione di un allenatore che, in qualche modo, incide positivamente su una partita mancava da tempo.

Tutto ciò non vuol dire che tutti i problemi di colpo siano spariti, perché in fondo la difficoltà vera di questa Inter era ed è nella fase offensiva soprattutto contro le squadre chiuse. Perché bisogna capire come integrare al meglio Jovetic e Icardi. Per questo i tifosi interisti devono ancora attendere.
Per ora possono accontentarsi di una squadra dalla ritrovata solidità, umile, con le palle, che in qualche modo trova sempre la via per vincere. Che viste le ultime stagioni non è tutta roba da buttare via.

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Classe 1990, trapiantato a Milano ma orgogliosamente friulano, collaboro dal 2011 con il Messaggero Veneto, dal 2013 con Libero e dal 2015 su FabbricaInter, occupandomi prevalentemente di sport. Il mio film preferito è "The Blues Brothers" e John Belushi è la mia guida spirituale, anche se Dio è portoghese.
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