Il terzo settore nel PNRR | Ruolo, missioni e ambiti di azione2 min read

10 Agosto 2021 Non profit -

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Sociologa politica

Il terzo settore nel PNRR | Ruolo, missioni e ambiti di azione2 min read

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Il terzo settore è spesso considerato dalla politica e dal mondo delle istituzioni come una delle forze sociali più radicate nella società italiana: esso viene in realtà più frequentemente evocato come esempio che coinvolto attivamente nelle politiche pubbliche. È interessante quindi valutare come è stato considerato il terzo settore nel PNRR; si tratta ovviamente di un’analisi preliminare, fatta sulla carta e da verificare poi nel processo di attuazione.

Il ruolo del terzo settore nel PNRR

Nel contesto del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), il piano presentato dall’Italia in risposta al Next Generation EU dell’Unione Europea, gli enti di terzo settore (ETS) sono considerati attori sociali rilevanti per la progettazione, la pianificazione e l’implementazione di politiche pubbliche.

Queste ultime, intese come sistemi di azioni coordinate e dotate di budget che guidano l’azione collettiva di una pluralità di attori (pubblici e privati) per ottenere finalità razionali e dotate di impatto, devono vedere il coinvolgimento di un insieme collaborativo complesso e articolato di soggetti attivi in un ambito: le istituzioni pubbliche, gli attori di mercato, il terzo settore, i cittadini.

In altre parole, il ricorso ad una dimensione plurale, in grado di superare la dicotomia tra stato e mercato, sembra riconoscere nel PNRR una centralità ad un sistema di governance a più soggetti, in cui pubblico, privato, terzo settore e cittadini cooperino nella creazione di politiche di ripresa e resilienza, con un particolare riferimento alla dimensione territoriale del sociale.

Coniugare la creazione di infrastrutture del sociale su base territoriale, in cui il terzo settore si ponga come soggetto attivo per risolvere problemi e generare innovazione sociale, è una delle finalità del PNRR: finalità che si articola in più ambiti di politiche pubbliche, in cui ETS, stato, mercato e cittadinanza si trovano a cooperare.

Terzo settore nel PNRR: missioni e ambiti di politiche

Servizi sociali, sport e cultura

Da diverso tempo ormai, e con ancora maggiore rilevanza dopo l’introduzione del Codice del Terzo Settore del 2017, le pubbliche amministrazioni fanno spesso ricorso agli istituti di co-programmazione, coprogettazione e convenzione con gli enti del terzo settore. Tali istituti non solo trovano espresso richiamo nel PNRR, ma vengono dotati di linee di finanziamento e di missioni di intervento molto concrete e specifiche.

In particolare, gli ambiti in cui viene previsto un attivo coinvolgimento del terzo settore nel PNRR riguardano la missione 5, dedicata alla coesione e inclusione. Questa elaborazione interattiva di Openpolis ricapitola la suddivisione in missioni del PNRR.

In particolare, alla missione 5 C2 "infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore", sono allocati 11,17 miliardi. All'interno di questo ambito si collocano diverse azioni che chiamano in causa il terzo settore, come attore decisivo per il potenziamento dei servizi sociali territoriali, considerati uno strumento di resilienza per famiglie, minori e adolescenti, anziani, non auto-sufficienze e persone con disabilità, persone in condizioni di estrema emarginazione.

Gli ETS, e in particolare gli attori sociali del volontariato, sono inoltre citati come leve per contrastare l’esclusione sociale dei giovani attraverso la promozione di attività sportive e culturali e l’accesso alle relative strutture.

Oltre a queste tematiche di intervento e coinvolgimento in cui la presenza del terzo settore appare ormai consolidata, il PNRR introduce un ulteriore ambito di politiche pubbliche in cui prevede l’attivo coinvolgimento degli ETS: la rigenerazione urbana.

Rigenerazione urbana

In primo luogo, il terzo settore, ai sensi del PNRR, deve essere coinvolto attivamente nei tavoli di co-progettazione per i Piani Urbani Integrati dedicati alle periferie delle Città Metropolitane, con l’obiettivo di dare vita ad una pianificazione urbanistica partecipata e di trasformare territori vulnerabili in città smart e sostenibili, limitando il consumo di suolo edificabile.

Si tratta di una linea di intervento che pone un principio importante: non ci può essere rigenerazione urbana senza una rigenerazione sociale degli spazi coinvolti. Non basta curare il decoro e riprogettare spazi, senza che vi siano soggetti del sociale a vivificarli, coinvolgendo le comunità territoriali in percorsi di sviluppo, oltre che riqualificazione.

In quest’ottica, gli enti di terzo settore possono svolgere una pluralità di compiti e funzioni: gestione di housing sociale, creazione di luoghi comunitari, creazione di impresa sociale in grado di produrre inclusione e sviluppo. Non solo: il contesto dei Piani Urbani Integrati costituisce una palestra significativa di sussidiarietà, nel momento in cui, oltre allo stato e al terzo settore, viene previsto il contributo economico dei privati, che possono finanziare tali progetti con investimenti fino al 30%, dando vita a concrete ed effettive esperienze di partnership pubblico-privato-non profit sui territori.

terzo settore nel pnrr
Foto | teens4unity

Nella medesima ottica, tra gli interventi speciali per la coesione territoriale (Missione 5, C3 del PNRR), l’obiettivo della rigenerazione sociale viene perseguito mediante la valorizzazione di 200 beni confiscati alle criminalità organizzate con il contributo del Terzo Settore.

Questo approccio comporta ulteriori localizzazioni per infrastrutture sociali affidate anche agli ETS, per il potenziamento del social housing, la rigenerazione urbana, il rafforzamento dei servizi pubblici di prossimità, il potenziamento dei servizi socio-culturali a favore delle giovani e l’aumento delle opportunità di lavoro.

Non solo: contribuisce anche alla creazione di una nuova consapevolezza sociale sui temi del contrasto alla criminalità organizzata in una dimensione territoriale definita. In altri termini, la visibilità stessa di questi interventi di trasformazione di beni delle criminalità organizzate in leve per lo sviluppo comunitario pone una nuova luce sull’impatto della legalità sui territori oggetto di questi interventi, grazie anche al fattivo lavoro degli ETS.

Il PNRR come acceleratore della riforma del terzo settore

Questo importante coinvolgimento del terzo settore nel PNRR in politiche pubbliche per minori e adolescenti, giovani, persone con disabilità e non autosufficienze, rigenerazione urbana, contrasto simbolico alle criminalità organizzate, ha comportato un effetto ulteriore sul comparto del sociale italiano.

Per garantire un pieno inserimento nella governance di specifici ambiti di politiche settoriali e per sostenere questa ampia soggettività in termini di ripresa, il governo ha inserito nel PNRR la previsione dell’accelerazione dell’attuazione della riforma del Terzo settore.

Intrapresa nel corso del 2016 con la legge delega, proseguita nel 2017 con i principali decreti delegati, il pacchetto di provvedimenti che passa sotto il nome di riforma del terzo settore, stante la complessità della materia, necessita ancora oggi, nella seconda metà del 2021, di importanti decreti attuativi.

IL PNRR sollecita il sistema istituzionale italiano a dare compimento a questo lungo e complesso percorso, e impegna in particolare il governo a fornire adeguata valutazione degli effetti della riforma su tutto il territorio nazionale.

Se tempi, modalità e scadenze del PNRR sono dettati dalle prescrizioni di un’agenda europea che non ammette scostamenti rispetto ai piani operativi per ottenere i finanziamenti, c’è da salutare la previsione del compimento della riforma del terzo settore come effetto positivo inatteso prodotto dalle politiche per la ripresa e la resilienza. E c’è da sperare che non si tratti solo di una occasione formale per chiudere un percorso riformatorio difficilissimo e tardivo, ma che ci si trovi di fronte ad una occasione reale per liberare tutto il potenziale del terzo settore italiano.

Il mondo del sociale, passato attivamente attraverso riforma, pandemia e lockdown, merita questo riconoscimento da parte del sistema istituzionale e può contribuire con una soggettività forte e delineata al progetto collettivo di ripresa e resilienza.

In altri termini, si tratta di dare avvio ad un nuovo modo di intendere ruolo e funzioni del terzo settore, in accompagnamento paritetico rispetto a stato, mercato e cittadinanza, per fare in modo che, come osservava Thoreau, la solidarietà sociale, specie se costruita nella dimensione territoriale, si ponga come l’unico investimento che non fallisce mai.

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Sociologa politica, fa ricerca al CNR e insegna Comunicazione e politica in Sapienza. Si occupa di comunicazione, advocacy, governance e sviluppo delle città, terzo settore, questioni di genere, partecipazione, tematiche su cui ha pubblicato saggi e volumi.
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