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22 Novembre 2013 Società -

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Recco 2006 BR
Questa immagine è Società perché c’è il tempo del riposo dopo il tempo del lavoro.

Foto | Lorenzo Vitali | maggio 2006 | pubblicata sulla rivista Tutti Fotografi

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Aspirante antropologo, vive da sempre in habitat lagunar-fluviale veneto, per la precisione svolazza tra Laguna di Venezia, Sile e Piave. Decisamente glocal, ama lo stivale tutto (calzini fetidi inclusi), e prova a starci dietro, spesso in bici. Così dopo frivole escursioni nella giurisprudenza e nel non profit, ha deciso che è giunta seriamente l'ora di mettere la testa a posto e scrivere su tutto quello che gli piace.
3 Commenti
  1. luciano

    Oltre al tempo del lavoro e del risposo, dovrebbe esserci, sopratutto in questo periodo, il tempo dell'impegno sociale....inteso in tutti i sensi. Mi focalizzaerei sul termine VOLONTARIATO. Personalmente ritengo che il volontariato è cambiato, in meglio…in peggio? Perché? Quali sono le cause? Domande alle quali è difficile dare una risposta, e sulle quali ognuno di noi avrà sicuramente fatto delle riflessioni. Certamente rispetto a venti o trent’anni fa sono cambiate tante cose…. Nuove povertà sono emerse o si sono nascoste, il sistema del welfare è cambiato, la società è cambiata, ecc. Tutta una serie di motivi hanno fatto sì che anche il ‘volontario’ ha un nuovo volto. Non credo siano ‘cambiate’ le persone, e neppure il ‘cuore’ delle persone pulsa diversamente verso gli altri. Mi chiedo anche se ora sia più difficile di allora occuparsi degli altri, se le tante nuove povertà richiedano maggiore competenza, maggior impegno, e maggiori finanziamenti. Ora le associazioni di volontariato funzionano bene se riescono a trovare fondi, a progettare (fondi regionali, europei,..... fund raising). Quanto è allora più difficile dare risposte: occorrono organizzazioni sempre più complesse e con competenze multidisciplinari. E poi tutti questi bandi, tutte queste opportunità di finanziamento, rischiano forse di far nascere nuove associazioni? Rischiano di creare doppioni? I nostri territori sono un fiorire di associazioni di tutti i tipi e specie, ci occupiamo di tutto e di tutti. Certo è un bene, non lo si può negare, ma…. Ritorno alla riflessione: chi è il volontario oggi? Non sono certamente in grado di evidenziarne il profilo. Ci sono tante forme, dalle associazioni alla singola e ‘nascosta’ persona che fa senza farsi vedere….. che fa ed ‘è’ vicino ai deboli senza apparire. E questo è quello che occorre riscoprire. Il volontario dovrebbe essere almeno colui che mette a disposizione ‘gratuitamente’ degli altri un po’ del suo tempo, della ‘sua vita’ per condividerla con quella ‘degli altri’. Mi sembra in questi ultimi anni di riscontrare questa difficoltà, di non trovare, nonostante i tanti bisogni espressi e non, la disponibilità di mettersi in gioco ‘senza prezzo’, di mettere in gioco la propria ‘testa’, il proprio cuore, le proprie mani e i propri piedi. Forse bisogna allora tirare un po’ i remi in barca, pensare più che altro al consolidamento dei progetti già esistenti, e rifocalizzare l’attenzione più che sul fund raising sul ‘people raising’, sulla ricerca e soprattutto sulla formazione del volontario oggi, che sia di ispirazione cristiana o meno. Attualmente, anche nella nostra chiesa locale, gli unici volontari rimasti sono i catechisti. Riscoprire il ‘ruolo’ del volontario non significa abbandonare la ‘progettualità’, significa riscoprire l’essenza profonda del saper vivere in mezzo agli altri. Se veramente il sistema sociale, economico, politico locale si mettessero assieme per rispondere in primo luogo alle istanze di chi non ha lavoro, casa, istruzione….. forse sì che potremmo ritrovare il ‘vecchio volto’ del volontario, quello che pensava agli ‘ultimi’ e basta come persone e non come categorie, quello che non aveva progetti da preparare perché il sistema del welfare è carente, quello del volontario ‘senza competenze’ che si mette al servizio degli altri.

    • Fabio Colombo

      tema molto interessante, se cui varrà la pena tornare. profili di volontariato ma anche rischi di complicità con un sistema che crea ingiustizie. personalmente ritengo che per essere socialmente utile il volontariato debba essere politico. altrimenti rischia di essere complice. ma naturalmente ci sono dietro mille storie, sfaccettature, non voglio certo generalizzare ma provocare

  2. Luciano

    Certo, personalmente ritengo che chi fa volontariato, fa già politica, si occupa della polis, non esiste solo la politica attiva, altrimenti saremmo tutti sindaci, deputati o assessori...e già ce ne sono tanti. E' poi vero che non tutto il volontariato è sano.....purtroppo in tutte le cose che si fanno c'è sempre qualcosa di 'storto'. E pur essendo di ispirazione cristiana, pur riconoscendo alla Chiesa tanti meriti sui temi dell'assistenza e della solidarietà, so bene che si potrebbe fare di più, ma l'immaginario collettivo indica la Chiesa come responsabile di tante cose non fatte o mal fatte, ma la Chiesa è fatta di persone.....sono le persone che non rispondono in maniera adeguata agli insegnamenti della Chiesa e sopratutto del Vangelo....Ma sarebbe troppo lungo parlarne e trovare punti d'accordo su lenius, certo occorre creare tutti i presupposti di condivisione tra tutte le persone di qualsiasi ideologia, ma che hanno a cuore l'uomo in se per quello che è.

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