Tania Cagnotto, da Bolzano con furore2 min read

21 Agosto 2014 Uncategorized -

Tania Cagnotto, da Bolzano con furore2 min read

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Tania CagnottoGli Europei di nuoto rappresentano uno dei pochi appuntamenti in cui l’Italia vince un sacco di medaglie. Un’occasione per attenuare l’amarezza tipica di chi tifa un lembo di terra che di rado genera quei portenti solitamente protagonisti alle Olimpiadi.

Tania Cagnotto, ad esempio, ieri ha vinto l’oro nei tuffi dal trampolino di un metro indossando un bellissimo costume glicine (che è il colore dell’anno).

Ho sempre trovato curioso che una ragazza nata e cresciuta tra le Dolomiti abbia sviluppato un’attitudine naturale per i tuffi. Io, che sono nata a cinque chilometri dal mare, sono riuscita a tuffarmi per la prima volta da uno scoglio alto mezzo metro a 16 anni e solo perché mio cugino mi ha simpaticamente spinto giù. Magari ho doti nascoste nello sci di fondo, ma non ci ho mai provato e comunque ne dubito. Tania, nonostante gli sforzi dei famosi genitori per allontanarla dalla loro stessa disciplina, a due anni cade in un laghetto e a sei porta a termine il suo primo vero tuffo. Così è diventata la campionessa che tutti conosciamo, impeccabile nelle semifinali, un po’ meno nelle finali.

Sebbene ieri fosse la super favorita, la gara è stata in perfetto “Cagnotto style”. Ovvero: Tania ha mantenuto un vantaggio considerevole sino al penultimo tuffo, che ha sbagliato completamente, giocandosi il tutto e per tutto nel finale. “Non riesco mai a far stare tranquilli quelli che guardano la gara e anche me stessa”, commenterà con consapevolezza dopo. Qualcuno dice che la consapevolezza è la via maestra per la felicità. Io so solo che tifare la Cagnotto, ogni volta, è un alternarsi di tachicardie e minacce di infarto.

E comunque Tania ha finalmente ritrovato il sorriso dopo la delusione delle scorse Olimpiadi, quando era rimasta senza medaglia per una manciata di centesimi. Ricordo le parole strazianti subito dopo la gara in cui la tuffatrice, che tratteneva a stento le lacrime, accennò ad un ritiro definitivo mentre guardava amareggiata la premiazione.

A differenza dei calciatori che hanno con le telecamere la stessa familiarità che Miley Cyrus ha col twerking, gli atleti delle nostre nazionali sono molto più genuini davanti alle domande dei giornalisti. Per questo le interviste diventano più interessanti: lacrimoni, parolacce, insulti agli arbitri o ai giudici. Uno spasso.

@Gabriele
@Gabriele

Ieri è stato il turno di Maria Marconi, che ha mancato il podio per pochissimo. La sua intervista raggiunge dei picchi drammatici, da video-messaggio di “C’è posta per te”, eppure è impossibile non provare tenerezza di fronte alle lacrime che scorrono più amare quando si è stati ad un passo dal realizzare il sogno di una vita. Che poi, vi dico la verità, io non ho mica capito cos’abbia sbagliato la Marconi. Anzi, credo di non aver capito affatto quando un tuffo sia buono oppure no. Sì, lo so: gli schizzi, l’elevazione, l’ingresso in acqua. Resta il fatto che a me sembrano tutte così brave. E soprattutto coraggiose.

Immagine: vavel.com

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I momenti più significativi della mia vita sono stati: quando, a dieci anni, ho interpretato Mary Poppins nel musical Mary Poppins e quando ho indovinato la definizione di integrale agli orali della maturità. Sono insegnante (non di matematica, of course) e ho una particolare predisposizione per i casi umani. Temo che le due cose siano collegate.
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