Svezia e Finlandia nella NATO: i curdi sacrificati in nome della geopolitica?5 min read

1 Luglio 2022 Politica -

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Geografo

Svezia e Finlandia nella NATO: i curdi sacrificati in nome della geopolitica?5 min read

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Il 28 giugno 2022, a Madrid, i membri della NATO hanno ufficializzato l’invito a entrare nell’Alleanza atlantica per Svezia e Finlandia. È caduto dunque il veto imposto dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Si tratta di un segnale politico molto forte di opposizione alla Russia da parte del blocco occidentale.

Ma, come spesso capita, sullo scacchiere geopolitico internazionale c’è un popolo che rischia di fare le spese di questo valzer delle alleanze. Si tratta dei curdi, i grandi nemici della retorica nazionalista-religiosa della Turchia di Erdogan.

L’accordo per l’ingresso di Svezia e Finlandia

Il memorandum trilaterale firmato a Madrid il 28 giugno 2022 da Svezia, Finlandia e Turchia ha come scopo di iniziare il processo di adesione dei due paesi scandinavi all’Alleanza atlantica (NATO).

La Turchia, già membro della NATO dal 1952, aveva fino ad ora imposto un veto all’adesione dei due paesi nordici, che, spaventati dall’aggressività russa, hanno chiesto di farne parte. L’accusa ai due paesi scandinavi è sempre stata quella di fornire supporto al gruppo di combattenti curdi siriani YPG – che ha avuto un ruolo importante nella sconfitta dello Stato Islamico durante la guerra in Siria -, legato al partito dei lavoratori curdi di Turchia (PKK), grande nemico di Erdogan. Il PKK è nella black list dei gruppi considerati terroristi di Turchia, Stati Uniti e, dal 2002, su pressione statunitense, dell’Unione Europea.

Il governo turco ha dato l’ok all’avvio del processo di adesione di Svezia e Finlandia in cambio di due promesse: il riconoscimento dei curdi come terroristi in Turchia e come nemici in generale (artt. 4, 5 e 8) e lo stop all’embargo delle armi (art.7).

  • 4. “Finlandia e Svezia esprimono completo supporto alla Turchia contro le minacce alla sua sicurezza nazionale. In particolare, Finlandia e Svezia non forniranno alcun tipo di supporto all’YPG/PYD né all’organizzazione denominata FETO in Turchia”.
  • 5. “Finlandia e Svezia confermano che il PKK è un’organizzazione terroristica e si impegnano a prevenirne ogni azione terroristica”.
  • 7. “Turchia, Finlandia e Svezia confermano che non è attivo alcun embargo sulle armi fra loro”.
  • 8. “Finlandia e Svezia analizzeranno speditamente e approfonditamente le richieste pendenti di estradizione per i terroristi [curdi, ndr], prendendo in considerazione le informazioni e le prove fornite dalla Turchia”.

La geopolitica della Turchia: migranti, Mediterraneo e curdi

La Turchia di Erdogan si dimostra ancora una volta un attore di rilievo nella geopolitica internazionale, soprattutto per i suoi rapporti con l’Europa, dai quali riesce a trarre grandi vantaggi. Da anni il governo turco riesce a farsi valere su tre questioni in particolare: la gestione del flusso dei migranti, l’espansione dell’influenza nel Mediterraneo e la lotta contro i curdi.

La sua posizione di stato confinante dell’Unione Europea ha garantito al paese il ruolo di gendarme dell’Unione: a partire dal 2016 la Turchia ha iniziato a chiudere le frontiere con la Grecia al passaggio dei migranti, in cambio di accordi molto remunerativi, 6 miliardi di euro ricevuti tra il 2016 e il 2018, che verranno probabilmente rinnovati.

A partire dal 2020, la Turchia ha cercato di espandere le sue ambizioni mediterranee, da un lato divenendo un attore chiave della guerra in Libia e dall’altro avanzando pretese su giacimenti di gas e idrocarburi nel Mediterraneo orientale, entrando in rotta di collisione con Grecia, Cipro e Israele.

Infine, la sempiterna lotta contro i curdi, nemici del popolo turco secondo la retorica nazionalistica turca. In particolare, Erdogan da anni combatte il partito dei lavoratori curdi (PKK), organizzazione politica e paramilitare attiva nel sud-est della Turchia e nel Kurdistan iracheno e che rivendica la nascita di uno stato curdo. Le lotte contro il PKK hanno provocato decine di migliaia di morti negli ultimi decenni. La Turchia è in lotta anche con i curdi al di fuori del territorio nazionale, in particolare contro i curdi siriani e i curdi iracheni.

Un altro popolo alla mercé della geopolitica: i curdi come i saharawi?

I curdi, dunque, vengono oggi messi un’altra volta sul piatto di una negoziazione internazionale svolta da grandi potenze. E non è il primo caso di ‘tradimento’ da parte dell’Occidente. L’ultimo nell’ottobre 2019, quando Donald Trump decise di ritirare le truppe statunitensi dal Rojava (Kurdistan siriano), dando il via libera all’invasione turca del nord della Siria.

Non è neanche la prima volta che le aspirazioni di un popolo, le cui cause sono sconosciute al grande pubblico, vengono sacrificate in nome di accordi geopolitici. Recentemente, infatti, la popolazione saharawi è stata abbandonata due volte. La prima a fine 2020, con l’adesione del Marocco agli accordi di Abramo (che presupponevano il riconoscimento di Israele e la normalizzazione delle relazioni con Tel Aviv da parte di Rabat). Il Marocco ha così ottenuto dagli USA della dimissionaria amministrazione Trump il riconoscimento sul Western Sahara.

La seconda volta con la Spagna del Primo ministro socialista Pedro Sanchez che – a sorpresa – ha normalizzato la controversia con il Marocco (altro stato gendarme dell’UE), riconoscendone la potestà sul Western Sahara, e di fatto, inimicandosi l’Algeria, principale sostenitore del popolo saharawi e cruciale partner energetico della Spagna.

Il Fronte Polisario, espressione politico-militare del popolo saharawi, considera quello della Spagna “un grave errore”, che va contro il parere “delle Nazioni Unite, dell’Unione Africana, dell’Unione Europea, della Corte Internazionale di Giustizia, della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e di tutte le organizzazioni regionali, che non riconoscono la sovranità del Marocco sul Western Sahara”.

Per approfondire:

Pierini, M., Siccardi, F. (2020). Understanding Turkey’s Direction: Three Scenarios, Carnegie Europe

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Geografo, si interessa di Mediterraneo e paesi arabi, che sono l’oggetto dei suoi studi e dei suoi articoli. È appassionato di storia delle relazioni internazionali, letteratura e sport. Nei suoi scritti presta particolare attenzione alle disuguaglianze sociali ed economiche.
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