Suburra, non solo violenza2 min read

2 Novembre 2015 Cultura -

Suburra, non solo violenza2 min read

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Suburra, il film di Stefano Sollima, mostra una Roma affollata di personaggi stereotipati che rispondono all'immaginario criminale.

Suburra è l’ultimo, attesissimo film di Stefano Sollima, reso celebre dalle due serie cult Romanzo Criminale e Gomorra. Il regista aveva già dato prova di sé sul grande schermo nel 2012 con ACAB – All Cops Are Bastards e, come allora, oggi porta al cinema una storia nata dalla penna di Carlo Bonini in collaborazione con Giancarlo De Cataldo.

Suburra: oltre la violenza

La vicenda si svolge tra Roma e Ostia nel novembre 2011, proprio nei giorni precedenti alla decisione di Benedetto XVI di rinunciare al suo pontificato. Il climax ascendente da cui è composto il film si chiude col capitolo denominato “Apocalisse”, nel quale si avvicendano i principali protagonisti (un po’ troppo stereotipati) tra cui il parlamentare Filippo Malgradi (interpretato da Pierfrancesco Favino), Samurai, l’ultimo superstite della banda della Magliana (Claudio Amendola) e Sebastiano, dandy e timido organizzatore di eventi per conto dei personaggi politici (Elio Germano).

Ai margini di una Roma corrotta, la periferia di Ostia appare in rovina ma accesa da un conflitto dietro cui si cela il sogno ambizioso del potere. Sono diversi i rapporti di forza presenti nel film: i sotterfugi politici, la violenza ignorante e brutale delle nuove leve della malavita, l’ordine mantenuto a suon di scommesse tra la vita e la morte, il potere dal basso di famiglie che hanno contribuito a inquinare Roma. È questo e molto altro Suburra: un coro di voci spaiate che canta lo stesso ritornello senza mai scoprire i singoli timbri, che, seppur palesi, si confondono in una violenza che tanto dev’esserci. Come nell’uccisione di Bacarozzo, dove alla domanda “Sei stato tu?”, Samurai risponde lapidario

È stata Roma.

Di Suburra si è fatto un gran parlare, soprattutto per la bravura di Netflix (produzione) nel preparare il terreno alla futura serie televisiva. È chiaro che il film genera collegamenti con la realtà anche nella tentata prudenza di ridurre tutto a tipologia del verosimile. E il film fa riflettere non solo sul marciume sociale, ma anche sulla dimensione umana che si trova in fondo alla storia. Perché non c’è solo violenza in Suburra, troviamo anche amore, seppur malato. C’è la tenerezza, quella di Sebastiano (Elio Germano) che dalla piccola escort si sente capito, accolto, perdente e forse purificato, anche se solo per qualche istante. Troviamo amore anche nell’ultimo incontro di Samurai con la madre, in quella trafila di gesti che consacrano un figlio a genitore del proprio genitore.

Suburra era un luogo reale, il quartiere più popolare dell’antica Roma, fra il Quirinale, il Viminale, il Celio e l’Appio. Il significato letterale è “male abitato, sudicio” e in effetti l’unico modo per dare un valore aggiunto a questo film è proprio considerarlo il luogo dei tipi umani che vi si avvicendano in un tempo definito e che con la loro presenza lo fanno esistere.

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Animo mal mescolato tra toni scuri e una buona dose di arancione. Leone ascendente scorpione: selettiva e piena d’amore. Mi piace la gente quanto il cinema, per questo a volte li preferisco a targhe alternate. Non so che significa ma ho sempre amato il dispotismo illuminato.
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