Strage di Piazza della Loggia a Brescia | Condanne e verità che non verranno a galla5 min read

28 Giugno 2017 Politica Politica interna -

Strage di Piazza della Loggia a Brescia | Condanne e verità che non verranno a galla5 min read

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Il 20 giugno 2017 la Cassazione ha condannato all’ergastolo Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, giudicati colpevoli in via definitiva della strage di Brescia avvenuta il 28 maggio 1974, quando un’esplosione in piazza della Loggia uccise 8 persone e ne ferì altre cento. Dopo più’ di quarant’anni la giustizia italiana scrive la parola fine su un’indagine lunga e costellata da depistaggi e inchieste bis e chiude forse per sempre la storia di uno degli eventi più sanguinosi della storia italiana.

Gli anni di piombo e la strage

Il contesto storico in cui avvenne la strage di Brescia è quello degli anni di piombo, un decennio caratterizzato da forti tensioni sociali, crisi economiche e radicalizzazione della lotta politica extraparlamentare. La lotta studentesca degli ultimi anni sessanta, la fine del boom economico, l’inizio delle contestazioni operaie e la prima crisi petrolifera alimentarono una forte agitazione nella società italiana e alle prime pacifiche azioni di protesta seguirono scontri violenti e successivamente vere operazioni terroristiche da parte dei gruppi organizzati.

Dalla strage di Piazza Fontana, nel dicembre del 1969, fino alla strage della stazione di Bologna, il 2 agosto 1980, gruppi terroristi neofascisti come Ordine Nuovo e i NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari), con la complicità di servizi deviati dello Stato, fecero attentati e stragi per destabilizzare e incutere paura.

Il 28 Maggio 1974 alle ore 10.02 a piazza della Loggia un cestino porta rifiuti fu fatto esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai sindacati. Ci furono centodue feriti e otto morti: Giulietta Banzi Bazoli (34 anni, insegnante) Livia Bottardi Milani (32, insegnante), Alberto Trebeschi (37, insegnante), Clementina Calzari Trebeschi (31, insegnante), Euplo Natali (69, pensionato), Luigi Pinto (25, insegnante), Bartolomeo Talenti (56, operaio) e Vittorio Zambarda (60, operaio).

Strage di Piazza della Loggia, Brescia: il momento dell'esplosione
@wikipedia

Le prime due indagini e il coinvolgimento dei servizi segreti

La strage di Brescia rappresenta un tipico esempio di evento “oscuro” della storia italiana, in cui politica e terrorismo, stato e poteri occulti si intrecciano e impediscono che la verità dei fatti venga a galla.

Per l’attentato vennero indagati alcuni esponenti dell’estrema destra bresciana e la prima indagine si concluse con piena assoluzione degli imputati da parte della Cassazione nel 1985. Ancora con un’assoluzione per insufficienza di prove si concluse la seconda indagine, nel 1989. Nel corso delle indagini e dei procedimenti giudiziari sono emersi vari sospetti e ipotesi che attribuiscono ai servizi segreti italiani un ruolo preciso nell’organizzazione della strage.

In un periodo storico qual era quello degli anni di piombo, il coinvolgimento dei servizi e il loro supporto seppur indiretto ad organizzazioni terroristiche non era una suggestione da complottisti: basti pensare ai numerosi tentativi eversivi quali il Piano Solo, il Golpe Borghese, la Rosa dei Venti e il Golpe Bianco.

Negli anni ’70 il Partito Comunista Italiano, il più grande partito comunista del mondo occidentale, acquisiva sempre maggiore elettorato sotto la guida del segretario Berlinguer. Nonostante l’autonomia del partito da Mosca, la via “europea” al comunismo promossa da Berlinguer e la condanna al terrorismo rosso, negli ambienti anticomunisti il timore di una rivoluzione rossa non cessò fino al crollo del muro di Berlino nel 1989. Organizzazioni come la NATO e la CIA premevano sui vertici della Democrazia Cristiana affinché si organizzassero contromisure anche di natura paramilitare per scongiurare una rivoluzione socialista: esempio più famoso il piano segreto Gladio.

L‘intervento dei servizi segreti stranieri e italiani in stragi terroristiche attraverso la copertura dei gruppi armati di estrema destra aveva come scopo quello di alimentare un’inquietudine della popolazione italiana, una paura del pericolo “rosso” e giustificare interventi legislativi autoritari e restrittivi: la cosiddetta “strategia della tensione”.

La terza indagine e le condanne di Tramonte e Maggi

Nei primi anni duemila la terza indagine ha portato, dopo una prima assoluzione, una condanna in appello all’ergastolo per gli imputati Maurizio Tramonte (già ex informatore dei servizi segreti) e Carlo Maria Maggi. Nelle motivazioni della sentenza i giudici hanno sottolineato come

Lo studio dello sterminato numero di atti che compongono il fascicolo dibattimentale porta ad affermare che anche questo processo – come altri in materia di stragi – è emblematico dell’opera sotterranea portata avanti con pervicacia da quel coacervo di forze […] individuabili ormai con certezza in una parte non irrilevante degli apparati di sicurezza dello Stato, nelle centrali occulte di potere, dai servizi americani, alla P2, che hanno prima incoraggiato e supportato lo sviluppo dei progetti eversivi della destra estrema e hanno sviato poi l’intervento della magistratura […]. Il risultato è stato devastante per la dignità stessa dello Stato e della sua irrinunciabile funzione di tutela delle istituzioni democratiche, visto che sono solo un ottantenne [Maggi, ndr] e un non più giovane informatore dei servizi [Tramonte, ndr] a sedere oggi […] sul banco degli imputati mentre altri, parimenti responsabili, hanno da tempo lasciato questo mondo o anche solo questo Paese, ponendo una pietra tombale sui troppi intrecci che hanno connotato la malavita, anche istituzionale, dell’epoca delle bombe.

La notizia della condanna in Cassazione degli imputati pone probabilmente termine ad una lunghissima vicenda giudiziaria italiana: non spazza via però il mistero sul ruolo che poteri occulti e parti dell’apparato statale hanno avuto nelle vicende di quegli anni, considerati dalla storiografia come tra i più turbolenti della recente storia italiana.

Resta importante fare memoria per il futuro, come ha ribadito ai microfoni di Radio Popolare Manlio Milani, presidente dell’Associazione tra i familiari dei caduti di Piazza della Loggia, il giorno dopo la conferma degli ergastoli da parte della prima sezione della Cassazione:

Ci sono stati uomini dello Stato che hanno agito contro l’ordine democratico di questo Paese e l’analisi del passato oggi può aprire nuove prospettive di conoscenza.

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Pugliese, classe 91’, ho studiato lettere e filosofia a Bari e studio storia a Milano. Da piccolo ero un cultore dell’Epica e dei nomi dei pianeti del Sistema solare, ma soprattutto dei film Disney, ed anche adesso se vedo Bambi o il Re Leone piango. Sono interista, socialista, liberale e agnostico (una vitaccia). Oggi divido il mio tempo tra le passate di pomodoro pugliesi e la mia passione più grande, la politica.
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