Stormbringer: la fuga di Jardhen3 min read

Un’ennesima notte passata all’addiaccio nella Foresta di Troos: la ricerca di Jardhen Lo Svelto fino ad adesso non ha dato i frutti sperati. Il ladro e l’idolo trafugato nel tempio Maggiore di Ilmar sembrano essersi volatilizzati nel nulla.

Il mercante jharkoriano che avete incrociato la settimana scorsa al Tempio di Arkin era più che convinto di essere stato alleggerito proprio dal vostro uomo. Vi aveva indicato la Foresta come possibile meta del fuggitivo, dicendovi che: «è l’unico rifugio sicuro della zona. In molti punti, quella dannata foresta si trasforma in un vero e proprio labirinto!».

In effetti non aveva torto: sono tre giorni che vagate all’interno di questo dedalo verde. L’unico segno che avete trovato del passaggio della vostra “preda” sono i resti di un bivacco che avete identificato al mattino nei pressi di una pozza malsana. Vi state avvicinando sempre più a lui.

Le tracce sul terreno si sono fatte molto evidenti. Forse è stato ferito.

Poco prima del crepuscolo del quarto giorno, vi imbattete in una zona di terreno con evidenti segni di colluttazione. Uno zaino a brandelli e un fodero di spada spezzato vi raccontano che la vostra preda ha avuto la peggio. Nessuna traccia dell’idolo d’oro nello zaino.

Gocce di sangue portano verso il cuore della radura, al cui centro si trova un affioramento roccioso. Tra le pieghe della roccia, intravedete una fessura abbastanza ampia da permettere ad un uomo di entrarvi.

Cosa fareste al posto degli avventurieri impegnati in questa avventura di Stormbringer? Vi avvicinereste all’affioramento roccioso? Seguireste le tracce di sangue? Tornereste ad Ilmar con le prove della morte di Jardhen, sperando in un piccolo compenso per queste informazioni da parte del Gran Maestro del Tempio? Oppure continuereste a cercare Jardhen, senza indagare oltre nella radura?

Mauro alza lo sguardo dalla scheda e, fissandomi con aria pensosa, mi chiede: «Ma il sangue è fresco o è rappreso? Riesco a capire quanto tempo è passato dall’assalto omicida?». «Belle domande», rispondo io, «Lo scontro è recente. Non saranno passate neanche due ore».

«Benissimo! Ci dirigiamo con fare guardingo verso l’entrata dell’antro. Paolo e Valerio dietro di me. Francesca chiude la fila».

Dal fondo della fessura si sente un lezzo di pelle bruciata e sangue raggrumato. Un lieve riverbero della luce lunare si incunea nell’antro, mostrando solo i primi metri in discesa. Il trasudo delle rocce rende le pareti scivolose e viscide.

Accendendo la torcia, scoprite che il cunicolo termina una ventina di metri oltre il cono di luce in una caverna naturale che è stata trasformata in tana da una coppia di Orsi delle Rocce.

L’ambiente angusto, che non vi permette di snudare le armi, e la rapidità dei due predatori decretano la vostra celere disfatta. Scappate in fretta dal pericolo con meno risposte di prima. Mauro riesce ad uscire dalla grotta con gravi ferite al petto e sulle braccia”.

Cala il silenzio nella stanza. Mauro mi guarda intristito e, passandomi la scheda del personaggio, mi chiede: «Le ferite sono molto gravi? Se trovassimo un guaritore nella prossima avventura, il mio guerriero se la potrà cavare?». Lo guardo con aria sconsolata e gli rispondo: «Diciamo che il tuo personaggio non potrà più ballare la pizzica nelle feste paesane! Però”, aggiungo, facendogli l’occhietto “Perché porre limiti al potere delle Divinità del Multiverso… Vedremo la prossima volta che ci troviamo cosa succederà!».