Storia del Nepal: dalla monarchia assoluta alla Repubblica7 min read

2 Maggio 2015 Mondo Politica -

Storia del Nepal: dalla monarchia assoluta alla Repubblica7 min read

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@indika

Il terremoto nel Nepal ha riportato l’attenzione mediatica sul piccolo stato himalayano. Ma in quanti conoscono la sua storia politica?

Storia del Nepal

L’unificazione degli Shah e la dinastia dei Rana

Il Nepal “moderno” come lo conosciamo oggi nasce nel lontano 1768, con la conquista di Kathmandu ad opera degli eserciti del generale Prithvi Narayan Shah. Costui era il sovrano del piccolo regno del Gorkha e le sue mire espansionistiche lo avevano portato a sottomettere uno ad uno i piccoli regni e le città-stato che popolavano i territori fra la pianura del Gange e la catena dell’Himalaya. La dinastia Shah ha regnato sul Nepal per quasi due secoli e mezzo, ma nel 1846 la monarchia viene di fatto deposta in maniera ufficiosa: vista l’inadeguatezza dell’allora re Rejendra e la situazione di instabile del palazzo, il giovane ufficiale della corte reale Jang Bahadur Kunwar, amante della regina, fa uccidere nel cortile del palazzo gli ufficiali dell’esercito, i membri del Governo e della corte che aveva convocato con la scusa di una riunione. Questo efferato crimine è passato alla storia come il “massacro del Kot“. La carneficina compiuta da Jang Bahadur rimane impunita, affermando ancora di più la sua figura di potere e di influenza rispetto a quella del debole re Rajendra. Sarà, infatti, proprio quest’ultimo a nominarlo Maharaja, “grande re” in sanscrito. Il nuovo titolo porta Jang Bahadur a cambiare il nome della propria stirpe “Kunwar” in “Rana”, a testimonianza di un retaggio più nobile. Il nuovo Maharaja esautora il re di ogni suo potere, diventando l’unica vera figura reale in grado di governare il Nepal. L’ereditarietà del titolo permette alla dinastia dei Rana di rimanere al potere incontrastata per ben 104, mentre la famiglia reale dei Shah, pur conservando il titolo di sovrani, vive rinchiusa del tutto impotente nel palazzo reale.

È sotto il governo dei Rana che la storia passata del Nepal si unisce a quella odierna: nel 1934 un terribile terremoto di 8.1 sulla scala Richter rade al suolo decine di città nella valle di Kathmandu.

Il ritorno alla monarchia Shah

Nel 1947 viene fondato il Nepali Congress, un partito che racchiude tutte le formazioni anti-governo Rana ed auspica al ritorno della dinastia Shah. Grazie all’azione della nuova realtà politica e all’aiuto del governo indiano, da poco indipendente dal Regno Unito, il re Tribhuvan riesce a fuggire dal palazzo-prigione trovando asilo in India. Durante l’esilio i Rana, temendo di perdere legittimità agli occhi della popolazione, insediano sul trono suo nipote di soli tre anni. La reazione del sovrano non si fa attendere e nel 1951 rientra a Kathmandu acclamato dalla folla. Tribhuvan viene così riconosciuto dal popolo come unico sovrano del Nepal e nello stesso anno del suo ritorno Mohan Shamsher rassegna le sue dimissioni da “primo ministro” ponendo fine al governo centenario dei Rana. Grazie alle prime riforme iniziate dal reintegrato re e continuate da suo figlio Mahendra, nel 1959 si svolgono in Nepal le prime elezioni libere che portano la vittoria del Nepali Congress e alla nomina di B.P. Koirala come primo ministro. Ma il modello democratico occidentale durerà poco nel piccolo stato himalayano: già nel 1960 re Mahendra fa arrestare il membri del governo, accusandoli di aver portato il caos nel paese e poco tempo dopo dichiara la messa al bando dei partiti politici. In Nepal viene così reintegrato l’antico sistema di governo indiano del Rastrya Panchayat, basato su un sistema di assemblee locali. Questo verrà spesso messo in discussione nel corso dei decenni successivi, ma solo nel 1981 il re concederà alla popolazione di esprimersi attraverso un referendum sul sistema politico in vigore nel Paese. La consultazione si concluderà però con un nulla di fatto: con una maggioranza esigua il popolo si esprime in favore del mantenimento dei panchayat, chiudendo le porte ad ogni tentativo di riforma.

La fine della monarchia assoluta

Nel 1990 la struttura istituzionale subisce un forte scossone. Il mancato rinnovo di accordi commerciali con l’India, aveva portato un embargo completo su tutti i prodotti importati dal Paese vicino e questo aveva provocato non poco malcontento in tutta la nazione. La proteste scaturite all’inizio dell’anno culminarono il 6 aprile quando una marcia di oltre 100.000 si avvicinò in maniera minacciosa al palazzo reale. Solo l’intervento delle forze di sicurezza riuscì a disperde la folla provocando però vittime fra i civili. Tre giorni dopo, re Birendra, resosi conto del clima di tensione venutosi a creare, dichiara la fine del sistema Panchayat e della monarchia assoluta. Istituisce un governo ad interim formato da esponenti del Nepali Congress, del partito marxista-leninista e da rappresentanti del vecchio regime. Il compito del nuovo esecutivo è quello di redigere una nuova carta costituzionale e di preparare il Paese a nuove elezioni. La costituzione viene redatta in base al modello inglese e nel 1991 il Nepal torna al voto. Da questo momento, il Nepal diventa una monarchia costituzionale. A vincere le prime elezioni dopo decenni è il Nepali Congress, ma l’instabilità politica porta alla creazione di un governo di coalizione.

Dalla caduta della Monarchia alla Repubblica

Dal 1991 fino al 2001 si sono susseguiti molteplici governi di coalizione alla guida del Paese, ma nessuno di questi riesce a dare risposte concrete ai problemi che ciclicamente si presentano. Cominciano a dilagare corruzione ed abuso di potere da parte dei partiti. Nel 1996 il malcontento comune si riunisce sotto la bandiera del partito Comunista-Maoista: la nuova formazione rivoluzionaria il 13 febbraio dichiara la “guerra popolare” contro il sistema istituzionale. 
La notte del 1 giugno 2001 il Nepal rimane shockato di fronte alla follia di Dipendra, figlio ereditario del re: per motivi ancora non del tutto chiari, il giovane principe compie un massacro ed estingue quasi interamente la famiglia reale per poi tentare il suicidio.

Il Paese dilaniato dalla guerriglia maoista rimane senza la guida forte del proprio sovrano e il governo appare incapace di gestire la situazione. Il 4 giugno Gyanendra Bir Brikram Shah, zio di Dipendra, viene nominato nuovo re. Nel 2003 viene concordato un “cessate il fuoco” con i maoisti che però durerà solo fino all’estate dello stesso anno. Nel 2005 Gyanendra destituisce il governo e, dichiarando lo stato di emergenza, assume i pieni poteri circondato dai suoi ministri di fiducia. L'”era nuova” promessa dal sovrano comincia a prendere forma, vista la radicale diminuzione della corruzione e l’impossibilità dei partiti di darsi battaglia per il potere. Anche i rivoluzionari maoisti diminuiscono le proprie attività percependo i cambiamenti promossi dal sovrano. Ma questa relativa calma dura poco: l’ingresso, voluto dal re, delle Onlus internazionali nei territori nepalesi porta nel Paese l’esempio concreto della democrazia occidentale e i giovani movimenti degli studenti cominciano ad alzare la testa avanzando le proprie pretese. Quello che chiedono è un ritorno alla democrazia e non più un sistema di potere incentrato sul sovrano e i suoi ministri.

I partiti politici messi in disparte dalla corona cavalcano il nuovo sentimento democratico e cominciano ad organizzare manifestazioni di massa. Dopo giorni di cortei incessanti, re Gyanendra rinuncia al potere assoluto il 24 aprile 2006, chiedendo ai partiti di designare un nuovo primo ministro. La scelta ricade su Girija Prasad Koirala, che subito propone nel Parlamento riunito delle elezione per una nuova Assemblea Costituente. Con il passo indietro del re e l’avvio dei lavori per la nuova carta costituzionale, i maoisti vedono riconosciuti i propri sforzi ed iniziano il disarmo delle proprie falangi armate, finalmente pronti per rientrare nel Parlamento. Nel 2007 la monarchia viene formalmente abolita e il 28 aprile 2008 viene proclamata la Repubblica Federale Democratica del Nepal, sotto la guida proprio del partito maoista vincitore delle elezioni del 10 aprile.

Dal 2008 ad oggi i lavori per la nuova carta costituzionale nepalese non sono ancora stati portati a termine. Nel 2013 sono avvenute le elezioni per eleggere una nuova Assemblea Costituente, visto l’incapacità della precedente di approvare un testo definitivo. La nuova assemblea è dominata dagli storici Nepali Congress e dal Partito Comunista (ora di visione più social-democratica), mentre i maoisti ne sono usciti fortemente ridimensionati dopo l’inadeguatezza dimostrata nel quinquennio precedente.

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Fiorentino di nascita, Web Marketing Specialist per diletto e Nerd di professione. Si nutre di cultura pop e vive la sua vita perennemente in direzione ostinata e contraria. Per Le Nius supporta l'area editoriale, in ambito politica, e l'area social. matteo@lenius.it
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