Storia Coppa Davis, parte 3: gli anni recenti5 min read

6 Marzo 2015 Uncategorized -

Storia Coppa Davis, parte 3: gli anni recenti5 min read

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Gli USA vincitori nel 1992  | @si_vault

Nel 1981 la Coppa Davis si rivoluziona: viene introdotto il World Group, composto da 16 squadre pronte a contendersi il trofeo utilizzando il solito tabellone tennistico. Tutte le altre nazioni vengono smistate nei gruppi secondari, divisi per zona geografica, gestiti con un sistema di promozioni e retrocessioni.

Storia Coppa Davis: gli anni ’80 e la Svezia dei grandi

Gli anni ’80 iniziano nel segno delle solite note: gli Stati Uniti di McEnroe e Fleming fanno doppietta battendo l’Argentina nel 1981 e la Francia l’anno successivo, mentre nel 1983 torna a vincere l’Australia, che solleva la ventiseiesima insalatiera della sua storia dopo aver battuto in finale la squadra che per sette anni di fila arriverà sempre in fondo, vincendo tre titoli: la Svezia di Mats Wilander e Stefan Edberg.

Nell’albo d’oro gli svedesi ci erano già entrati qualche anno prima, nel 1975, battendo la Cecoslovacchia a Stoccolma nel segno di Bjorn Borg, che mette lo zampino in tutti e tre i punti svedesi. A raccogliere l’eredità dell’Orso di Sodertalje ci pensano Mats Wilander e Stefan Edberg su tutti, ma è l’intero movimento svedese a vivere un momento di clamoroso splendore, formando un gran numero di tennisti di alto livello. I risultati si vedono anche in Davis e nel 1984 arriva la seconda coppa dopo quella “made in Borg” di nove anni prima: gli Stati Uniti, favoriti alla vigilia, rimangono impantanati sulla terra di Goteborg e non basta neanche il supporto di Jimmy Connors, tornato in squadra dopo quattro anni di assenza. Jimbo viene massacrato da Wilander, stessa sorte tocca a McEnroe che subisce una doppia batosta perdendo in singolare contro Henrik Sundstrom e soprattutto in coppia con Fleming contro il duo Edberg/Jarryd, in quella che sarà la prima sconfitta del tandem americano, fino ad allora sempre vincitore nei 14 match disputati. Un anno dopo per gli svedesi arriva la conferma contro la Germania Ovest di Boris Becker e nel 1987 un cappotto all’India di Krishnan e Amritraj.

Storia Coppa Davis, anni ’90: gli Stati Uniti migliori di sempre

Nel 1988 la prima gioia tedesca, merito ovviamente di Becker ma anche di Carl-Uwe Steeb che allo Scandinavium di Goteborg gioca la partita della vita e batte Mats Wilander dopo essere stato sotto per due set a zero e aver salvato un match point. Nel 1991 la Francia interrompe un digiuno di sessant’anni con la vittoria sugli Stati Uniti per mano di Guy Forget e Henri Leconte, ma gli americani avranno comunque modo di rifarsi appena un anno dopo, grazie a una delle migliori formazioni mai schierate nella storia della Davis: nel 1992 capitan Gorman può contare su Pete Sampras, Andre Agassi, John McEnroe e Jim Courier.

Lo squadrone statunitense supera facilmente l’ostacolo Argentina, rischia qualcosa contro la Cecoslovacchia salvandosi al singolare decisivo (dominato da Agassi), passeggia contro la sempre viva Svezia e in finale si trova ad ospitare la curiosa sorpresa Svizzera. Gli elvetici superano Olanda, Francia e Brasile ma in finale nulla possono contro la corazzata USA, anche perché se da una parte c’è il meglio del tennis mondiale, dall’altra ci sono i soli Jakob Hlasek e Marc Rosset a tenere in piedi la bandiera rossocrociata, con Thierry Grin e Claudio Mezzadri a fare da semplici comparse.

Storia Coppa Davis, gli anni 2000: la Spagna e il vento dell’Est

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La Spagna campione nel 2011 | @theslice.com

Gli anni 2000 si aprono con un inedito successo spagnolo, in quelle che saranno le basi per il dominio degli anni seguenti, mentre il 2001 è di marca francese grazie al serve&volley di Nicolas Escudè e al suicidio dei padroni di casa australiani, colpevoli di aver schierato in doppio il duo Hewitt/Rafter al posto della più affidabile coppia Arthurs/Woodbridge, perdendo la partita e anche lo stesso Rafter, costretto a dare forfait per il singolare di domenica.

 al Palais Omnisports di Bercy che si consuma invece il dramma di Paul-Henri Mathieu nella finale del 2002 tra Russia e Francia. Sul due pari capitan Tarpischev decide di lanciare nella mischia un giovanissimo Mikhail Youzhny, appena ventenne e con un parziale di quattro sconfitte su cinque in Davis, mettendo da parte un Kafelnikov inguardabile nelle prime due giornate. Per la Francia gioca Mathieu, che ha perso il primo singolare contro Safin, ma è reduce da due titoli consecutivi tra Mosca e Lione. Il francese va avanti due set a zero, ma proprio quando la coppa sembra a portata di mano rimane vittima del più classico dei “braccini”, finendo per farsi recuperare e battere dal russo, in quello che probabilmente è stato lo spartiacque decisivo della sua carriera.


L’edizione del 2005 è quella delle debuttanti: in finale ci arrivano la Croazia dei giganti Karlovic, Ancic, Ljubicic e Ivanisevic contro l’ancor più sorprendente Slovacchia, guidata da un grande Dominic Hrbaty e dal vecchio Karol Kucera. A decidere è Mario Ancic, che con il successo sul carneade Michal Mertinak consegna il suo giovane paese alla storia del tennis. Cinque anni dopo la Coppa tornerà nei Balcani, stavolta in Serbia, grazie al quartetto Djokovic, Troicki, Tipsarevic e Zimonjic che battendo la Francia a Belgrado interrompono lo strapotere della Spagna di Rafa Nadal e compagni, capaci di affermarsi per tre volte in quattro anni: nel 2008 a Mar de la Plata, un anno dopo a Barcellona contro la Repubblica Ceca e nel 2011 a Siviglia ancora contro l’Argentina, su una delle superfici più lente mai viste. Gli anni più recenti raccontano di uno strepitoso double della Repubblica Ceca di Tomas Berdych e Radek Stepanek, prima dello storico successo della Svizzera di Roger Federer e Stan Wawrinka, ultima tappa di un viaggio lungo oltre 110 anni .

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Classe 1991, nato a Palermo e cresciuto a pane (e panelle), Milan e fumetti Disney. Folgorato da Federer durante Wimbledon 2003, ho iniziato ad interessarmi anche al tennis, praticandolo da autodidatta e con pessimi risultati. Divoratore di pizza, appassionato e ossessionato da ogni tipo di statistica, studio Comunicazione ma odio comunicare.
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