Steve McCurry a Roma: una mostra oltre lo sguardo3 min read

19 Maggio 2015 Cultura -

Steve McCurry a Roma: una mostra oltre lo sguardo3 min read

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Steve McCurry a Roma
Giochi di ombre, Preah Khan, Angkor, Cambodia, 1999

Si tiene a Roma dal 18 Aprile al 20 Settembre 2015 la mostra dedicata al grande fotografo Steve McCurry, che comprende foto realizzate a Cinecittà e molte altre opere divenute ormai capolavori dell’arte e della fotografia mondiale. La mostra è a cura di Biba Giacchetti e Peter Bottazzi ed è visitabile presso il Teatro1 di Cinecittà, che inaugura così la sua stagione come spazio espositivo della capitale. Bottazzi ha realizzato un percorso espositivo che lascia lo spettatore/visitatore libero di perdersi tra gli sguardi fotografati da McCurry, di percepirne l’incombente presenza o coglierne la tragica dall’assenza.

Il fotoreporter statunitense Steve McCurry è considerato una delle personalità più rappresentative della fotografia contemporanea. Nato in un sobborgo di Philadelphia nel 1950, studia cinematografia alla Pennsylvania State University e, dopo diversi anni di attività freelance, parte per il primo di una lunga serie di viaggi in India. Oltrepassato il confine con il Pakistan, riesce ad entrare in Afghanistan grazie all’aiuto di alcuni rifugiati afghani proprio nel momento in cui l’invasione russa bloccava l’accesso a tutti i giornalisti occidentali. Il fotografo statunitense trascorre alcune settimane con i mujaheddin afgani e mostra le prime immagini del conflitto in Afghanistan, in poco tempo sulle maggiori testate internazionali.

Durante i suoi viaggi McCurry continua a narrare il mondo con scatti fotografici che muovono dal tema dei conflitti e giungono a preservare il ricordo di culture, popolazioni e tradizioni che stanno ormai scomparendo.

Steve Mccurry a Roma
Ritratto di un ragazzo della tribù Suri, Omo Valley, Ethiopia, 2013

Lo sguardo e l’attenzione dell’obiettivo di McCurry sono sempre diretti all’elemento umano immerso nel flusso del mondo e della storia, personale e globale. Paradigmatica ed esemplificativa dell’arte del reporter statunitense è il ritratto famosissimo della ragazza afghana, Sharbat Gula, apparso per la prima volta sul National Geographic: immagine icastica, memento perenne.

[quote align=”center” color=”#999999″]“Passo un sacco di tempo a guardare facce e facce, e le facce sembrano raccontarmi una storia. Quando su un volto è scavato qualcosa dell’esperienza di vita, so che la foto che sto scattando rappresenta molto di più del semplice momento. So che qui c’è una storia”.[/quote]

La mostra su Steve McCurry a Roma propone oltre 150 immagini. 50 foto tra le più classiche e celebri e i lavori più recenti del fotografo, molti inediti relativi alla nuova linea di ricerca che si spinge oltre lo sguardo, attraversa porte e finestre e racconta lo spazio e la luce. Una ricerca “destrutturata” e indirizzata ad una dimensione metafisica dello spazio dove l’elemento umano è assente o solo di passaggio. Lo testimoniano le fotografie realizzate qualche anno fa, quando il fotoreporter statunitense ha visitato i set e i magazzini degli studi cinematografici romani di Cinecittà ed è rimasto affascinato dagli spazi spettacolari e suggestivi, dai quali emergono scatti dall’indiscutibile fascino. Lo spazio espositivo è arricchito da video e materiali inediti, in cui McCurry si racconta attraverso i suoi viaggi e reportage.

Steve McCurry a Roma
Materiale di scena. Cinecittà, Roma, Italia. 2011
Dal 18 aprile al 20 settembre 2015
Teatro1, via Tuscolana, 1055
Aperto tutti i giorni (escluso il martedì) dalle ore 9.30 alle 19.00
Biglietti solo mostra acquistabili fino alle ore 18.00
Biglietti cumulativi acquistabili fino alle ore 17.30
Per maggiori info sulla mostra clicca qui

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Brigida Ranieri nasce il 21 luglio 1983. Dottore di ricerca in Filologia Classica e redattrice presso il Thesaurus Latinae Linguae a Monaco di Baviera, ora è ricercatrice all'Università degli Studi di Perugia. Ama leggere e viaggiare e vive la vita come in un romanzo russo o in un film in bianco e nero di Godard in compagnia di Jean Paul Belmondo.
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